martedì 25 novembre 2008

Obama Secondo Round

Trento, 24 novembre 2008

Ora che Obama ha stravinto le elezioni, quasi tutti corrono per innalzargli un qualche inno. Curioso che un politico si veda erigere monumenti ancor prima di aver dato prova della sua saggezza politica. Giustamente, mi permetto di dissentire da questo fluire di entusiasmi. Innanzitutto perché credo sia prematuro ed ingenuo lodare la presidenza che è appena iniziata. In secondo luogo, perché la memoria talvolta gioca brutti scherzi. Era infatti il 2000, quando Bush, per una manciata di voti, superava Al Gore e veniva proclamato Presidente degli U.S.A. A costui, dagli stessi giornali che ora vanno in brodo di giuggiole a sentire nominare Obama, veniva rimproverato, su tutto, il suo consenso alla pena capitale.

Obama è infatti tendenzialmente favorevole alla pena di morte. Ovviamente, nessuno ha levato alcuna critica a tale proposito…

Ma è soltanto una delle tante notizie passate in sordina dalla stampa europea, così come la non contrarietà del neoeletto presidente al commercio libero delle armi in piena tradizione a stelle e strisce; come il suo approccio aggressivo in politica estera. Tanto aggressivo che il Washington Post (schierato, tanto per cambiare, pro – Obama) ha dovuto riconoscere che se esso fosse stato seguito in Iraq, si sarebbe andati incontro ad un massacro ben peggiore di quello causato dalla “surgery” (la tattica che, lentamente, sta dando dei risultati tangibili in tema di pacificazione) del gen. Petraeus, sostenuto da Bush.

Considero l’elezione del primo presidente nero un fatto positivo, un segno di cambiamento ed un deciso passo verso l’integrazione e la soluzione del problema del conflitto razziale, ancora incandescente fino a pochi anni fa negli U.S.A. Mi auguro solo che fra quattro anni si possa scrivere bene di questa entrante presidenza. Che non si debba constatare amaramente che solo la crisi economica abbia istillato la voglia di cambiamento nell’elettorato U.S.A.

Il giudizio sulla Presidenza Obama lo si darà dunque sui fatti. I quali, finora, non sono certo rassicuranti. Verso la minaccia atomica di Ahmadinejad, infatti, i toni utilizzati non divergono per nulla da quelli consueti di Bush. Per non parlare della dissennata iniziativa che circola negli ambienti vicini ad Obamaland, ossia quella volta a togliere qualsiasi limite alla sperimentazione sugli embrioni. Senza contare che con il paventato “Freedom of Choice Act” si introdurrebbe la liberalizzazione completa dell’aborto, anche in forme abominevoli, tipo l’aborto parziale. Insomma, non c’è che dire, una vera soluzione da macellai.

Se il buon giorno si vede dal mattino, c’è da preoccuparsi seriamente.



Cons. Pino Morandini

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