venerdì 12 settembre 2008

Risposta alla Mozione presentata dalla Sinistra in Materia di Interruzione Volontaria della Gravidanza

Trento, 5 settembre 2008



E sì che il titolo lasciava bene sperare:

“I.V.G., prevenzione delle gravidanze indesiderate ed azioni di informazione/educazione sessuale nelle scuole e nei consultori”.

Ma, purtroppo, i contenuti della mozione presentata dalla sinistra nell’Assemblea legislativa del Trentino e la sua illustrazione hanno spalancato, ancora una volta, uno sconfortante scenario: non una parola sul figlio concepito e non ancora nato; non una parola sui possibili e doverosi aiuti alla gestante in difficoltà, che persino la legge 194 prevede (art. 5).

Ed invece lodi sperticate a detta legge “per aver abolito gli aborti clandestini”; per incontrare a tutt’oggi – poveretta – una miriade di ostacoli nella sua applicazione, naturalmente “abortista”, a causa soprattutto della “improvvida” decisione di molti medici di essere obiettori (ma forse il medico conosce meglio di altri cosa accade nella donna fin dal concepimento e di fronte a quell’essere umano si pone nel giusto atteggiamento di accoglienza e di cura). Così come un forte plauso andrebbe dato ai medici non obiettori, la cui assunzione negli ospedali costituirebbe “un investimento”, evitando di ricorrere a consulenti esterni per garantire “il servizio” di aborto.

Non solo. Si deve far fronte alle “illegittime” resistenze di medici di base che avrebbero effettuato un’altrettanto “illegittima” obiezione di coscienza alla prescrizione di Norlevo o Levonelle ( la c.d. pillola del giorno dopo), in quanto si tratterebbe “non di farmaco abortivo, ma di rimedio d’emergenza ad azione “antiovulatoria”, quindi solo contraccettiva”. E quindi – proseguiva l’anzidetta mozione – si deve “adoperarsi affinché il diritto ad ottenere il presidio farmacologico cosiddetto “pillola del giorno dopo” venga garantito in tutte le strutture sanitarie pubbliche del Trentino, anche disponendo che in ogni pronto soccorso ospedaliero e ostetrico sia sempre presente una scorta di contraccettivi di emergenza in quantità adeguata alla domanda potenziale” e si deve “assicurare la presenza in ogni ospedale pubblico del Trentino di almeno un ginecologo non obiettore di coscienza, con relativo staff di supporto”.

Fortunatamente sono state ascoltate dai più le nostre motivazioni, squisitamente umane e scientifiche. Tendenti, ad esempio, ad evidenziare che nella totalità dei vocabolari di italiano, oltreché nell’Enciclopedia Medica Italiana e nell’Enciclopedia del Diritto, la gravidanza inizia “dal concepimento”; e che se un farmaco, come recita il foglietto illustrativo di Norlevo, “impedisce l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato”, assume natura abortiva ogniqualvolta vi è stato il concepimento; che il diritto alla vita del concepito ha fondamento costituzione (v. sentenza Consulta n. 35/97) e che il Comitato Nazionale di Bioetica nel documento “Identità e statuto dell’embrione umano” (28/06/96) ha riconosciuto “il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone”. Analogamente la “ratio” dell’obiezione di coscienza, di cui all’art. 9 legge 194/78, è la tutela della coscienza individuale rispetto all’azione che sopprime una vita, avvertita come illecita dal singolo.

Siffatte motivazioni, considerate fondate da molti, hanno fortunatamente portato alla bocciatura dell’anzidetta mozione.

Nella stessa seduta l’Assemblea ha approvato un ordine del giorno (Morandini) con il quale i Servizi sociali debbono farsi carico del bambino e della madre in gravidanza difficile o indesiderata, dando attuazione ad un preciso “percorso sociale”. Esso prevede la “presa in carico urgente, previo consenso dell’interessata, entro sette giorni dal rilascio del documento attestante lo stato di gravidanza e la richiesta di interruzione volontaria della stessa (IVG), e, laddove la richiesta di IVG sia determinata da necessità economiche, la concessione, entro lo stesso termine, attraverso i servizi sociali territoriali, di un intervento economico straordinario subordinato alla disponibilità della donna ad aderire ad un progetto sociale individualizzato”.


Pino Morandini

Ordine del Giorno in Materia di Aiuto alle Donne in Gravidanza Indesiderata

Trento, 2 settembre 2008


PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO


presentata in relazione alla discussione del disegno di legge n. 309/XIII “Disposizioni per la formazione dell’assestamento del bilancio annuale 2008 e pluriennale 2008-2010 e per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento (legge finanziaria provinciale 2009)” e 310/XIII “Assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2008 e del bilancio pluriennale 2008-2010, nonché bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009 e bilancio pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento”


“Per un concreto aiuto alle donne in gravidanza indesiderata ”


Nel dicembre 2007 la Giunta provinciale approvava una delibera che si faceva carico dell’impegno sottoscritto con una trentina di Associazioni di volontariato, per fornire dell’aiuto alle donne in gravidanza difficile a causa di ragioni economiche.

In essa si prevede che, nel caso la gestante adduca motivazioni economiche per interrompere la gravidanza, l’assistente sociale competente incontri l’interessata – se questa è d’accordo e nel rispetto della sua riservatezza – per trovare una via di sostegno concreto secondo un piano di aiuto concordato.

Di fatto, detta delibera non è operativa, non si sa realmente per quali ragioni.

Con l’occasione, si fa presente che, nel colloquio che la gestante che intende abortire ha con il medico a cui chiede il relativo certificato, non viene fatta richiesta dei motivi (naturalmente nel rispetto della privacy) che la inducano a quella scelta.

Al fine di poter aiutare la gestante – così come del resto impongono gli artt. 4 e 5 della legge 194/78 – è necessario conoscere le ragioni che inducono la madre a quella drammatica decisione. Ciò rappresenta la seconda parte del citato impegno sottoscritto dalla Giunta, alla cui stregua, nel caso in cui la gestante adduca motivazioni economiche a sostegno della richiesta di aborto, il medico cui la donna si rivolge è tenuto a contattare l’assistente sociale competente, la quale entro sette giorni incontra la gestante. Con lei, se ravvisa la fondatezza delle ragioni che le sono sottoposte, l’assistente sociale predispone un piano di aiuto concordato.

Questa seconda parte dell’impegno bilaterale sottoscritto, non ha a tuttoggi trovato recepimento in un atto deliberativo della Giunta provinciale.

Ciò premesso,

il Consiglio provinciale impegna la Giunta

1) a dare concreta attuazione alla citata deliberazione della Giunta provinciale, in modo da fornire reale aiuto alle gestanti in difficoltà economiche;

2) a finanziare adeguatamente gli interventi di cui al precedente punto 1);

3) a disporre (ad es., con circolare) che il medico cui si rivolge la gestante in difficoltà per chiedere il certificato d’interruzione della gravidanza, chieda alla donna i motivi della sua decisione, nel rispetto della riservatezza, in modo che, se essi sono di ordine economico, si possa avviare un iter che porti a concordare forme di aiuto concreto con i competenti servizi.

Cons. Pino Morandini

Per detrarre l’IRAP dalle rette a carico degli ospiti delle R.S.A.


Trento, 2 settembre 2008

Ill.mo

dott. Dario Pallaoro

Presidente del Consiglio provinciale

SEDE




PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO




presentata in relazione alla discussione del disegno di legge n. 309/XIII “Disposizioni per la formazione dell’assestamento del bilancio annuale 2008 e pluriennale 2008-2010 e per la formazione del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento (legge finanziaria provinciale 2009)” e 310/XIII “Assestamento del bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2008 e del bilancio pluriennale 2008-2010, nonché bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2009 e bilancio pluriennale 2009-2011 della Provincia autonoma di Trento”


“Per detrarre l’IRAP dalle rette a carico degli ospiti delle R.S.A.”


Il Protocollo d’Intesa per la definizione delle direttive per l’assistenza sanitaria nelle R.S.A. per l’anno 2008, stipulato tra l’Assessorato alle Politiche per la Salute, l’U.P.I.P.A. e le tre Confederazioni sindacali, costituisce un atto inaccettabile.

In primo luogo, per quanto concerne la questione relativa all’IRAP (Imposte sul Reddito delle Attività Produttive) il citato Protocollo prevede: “9. In relazione alla dinamica delle risorse disponibili a seguito dell’esenzione dall’IRAP delle Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona, non sono ammessi aumenti della retta alberghiera se non per oggettivi e riconoscibili incrementi dei livelli di assistenza rispetto al 2007, in ogni caso concordati con i parenti degli ospiti”. Orbene, da quasi una decina d’anni (cioè da quando è entrata a regime l’IRAP), detta imposta è pagata dagli ospiti delle R.S.A. del Trentino in quanto ricompresa nella c.d. quota alberghiera, notoriamente a carico dell’ospite. E’ noto, infatti, che, a seguito della l.p. 6/98, sussistono oneri gravanti sul Fondo sanitario (quota sanitaria, a carico della Provincia) ed oneri gravanti sull’utente delle R.S.A. (quota alberghiera).

Il pagamento dell’IRAP – computato il primo anno al 9,6% degli emolumenti del personale, sia assistenziale che amministrativo; dal secondo anno in poi all’8,5% – ha fatto introitare in un decennio da parte della Provincia circa 7,5 milioni di euro. Essi sono desumibili sia dai bilanci di previsione che dai conti consuntivi delle R.S.A.

Se si suddivide il cennato importo (7,5 milioni di euro l’anno) per il numero degli ospiti delle R.S.A. del Trentino (sono circa 4.800 i non autosufficienti), se ne ricava che ciascun ospite ha pagato all’anno la bella somma di euro 1.428,57 di sola IRAP (quasi quattro euro al giorno e più di un mese di retta attuale)!

La decisione della Giunta di esentare, a partire dal 2008, le R.S.A. dal pagamento dell’IRAP, se applicata correttamente, deve intendersi quale riduzione della quota alberghiera gravante sugli ospiti per la parte relativa all’IRAP; non certo, come invece sta facendo la Giunta, di trattenere nelle casse principali la quota corrispondente al pagamento dell’IRAP o di parte di essa (5 milioni di euro). Ciò, infatti, concreta un comportamento quantomeno illegittimo dell’Amministrazione, trattandosi di denaro degli ospiti delle Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona.

Va quindi restituito agli ospiti delle R.S.A. quanto, relativamente alla quota IRAP, essi stanno indebitamente pagando dal 1° gennaio 2008. Conseguentemente va ridotta la retta alberghiera in misura pari all’8,5%, percentuale corrispondente all’incidenza dell’IRAP; oppure la somma corrispondente va reinvestita in personale di assistenza alla persona, previo accordo con i rappresentanti degli ospiti, come previsto dal citato Protocollo d’Intesa. Né appare fondata l’affermazione del Presidente della Giunta, per la quale la cennata quota milionaria corrispondente al gettito IRAP va trattenuta in capo alla Provincia per far fronte ai maggiori costi del personale (variazione dei parametri). Questi, infatti, dati alla mano, sono lievitati dello 0,45% con un incremento, per l’intero territorio provinciale, di circa 300.000 euro: ben poca cosa a fronte dei 7,5 milioni di euro annui introitati come IRAP.

In secondo luogo, appaiono ridicoli i parametri dell’assistenza convenuti fra i firmatari del menzionato Protocollo ed è incredibile pensare che tra quei firmatari figurino anche le c.d. parti sociali. La variazione dei parametri dell’assistenza è infatti dello 0,05% (!), percentuale che non aiuta certamente ad alleggerire il gravoso carico di lavoro del personale di assistenza né ad assicurare, di riflesso, un miglioramento nella qualità dell’assistenza stessa. Con ciò ignorando le condizioni di lavoro del personale a servizio degli ospiti delle R.S.A. e le gravi condizioni in cui versano le persone ospiti delle R.S.A. stesse.

Vanno quindi rivisti i parametri dell’assistenza, specie per quanto attiene al personale O.S.S..

Analogamente, si rappresenta sempre più necessaria la presenza di un vero servizio di animazione all’interno delle R.S.A. E’ infatti documentato anche scientificamente che la mancanza di relazione sociale, dello stimolo attraverso attività ludiche, del coinvolgimento nella vita giornaliera, cioè, in una parola, dell’animazione, porta alla malinconia, per poi sfociare nella depressione e, in seguito, nel peggioramento delle diverse patologie già in atto. Vanno quindi implementati i parametri dell’animazione che oggi, a seguito della delibera della Giunta provinciale n. 2739/2007, Tabella A, sono di un operatore di animazione ogni 60 ospiti letto!

In terzo luogo, si rivela assai grave l’esclusione dei rappresentanti degli ospiti delle R.S.A. del Trentino dalla stesura definitiva e dalla partecipazione alla sottoscrizione del citato Protocollo d’Intesa per l’assistenza nelle R.S.A. per il 2008. Non solo perché detti rappresentanti erano stati regolarmente eletti, alla stregua di quanto disposto dallo stesso Assessorato alle Politiche per la Salute con circolare 27/08/2007, n. 3197; ma pure perché essi avevano partecipato ad alcuni tavoli di lavoro tecnici di preparazione del Protocollo stesso!

Ciò premesso,

il Consiglio provinciale

impegna la Giunta

1) a restituire dal 1° gennaio 2008 agli ospiti delle R.S.A. del Trentino quanto essi hanno indebitamente pagato a titolo di IRAP, che invece è stata soppressa a far tempo da quella data;

2) a ridurre la retta alberghiera degli ospiti delle citate R.S.A. in misura pari all’8,5%, corrispondente all’incidenza dell’IRAP gravante su ogni ospite oppure a reinvestire la somma corrispondente in personale di assistenza, al fine di migliorare la qualità del servizio previo accordo con i rappresentanti degli ospiti delle R.S.A.;

3) a rivedere, aumentandoli consistentemente, i parametri dell’assistenza, soprattutto per il personale O.S.S. (1 operatore per 1,8 ospiti);

4) ad implementare fortemente i parametri dell’animazione, considerata l’importanza decisiva di questo servizio per la salute generale dell’ospite;

5) a coinvolgere i rappresentanti degli ospiti delle R.S.A. del Trentino, regolarmente eletti secondo le vigenti disposizioni, in tutti i momenti direttamente interessanti gli ospiti stessi (partecipazione alla stesura di Protocolli, sottoscrizione degli stessi, ecc.);

6) ad utilizzare, ai fini della relazione degli obiettivi di adeguamento della spesa socio-assistenziale in relazione agli interventi di cui ai punti precedenti, le risorse finanziarie previste sulle corrispondenti unità previsionali di base.

Cons. Pino Morandini

Ordine del Giorno in materia di R.S.A.

Trento, 2 settembre 2008

“Per aumentare il personale nelle R.S.A. del Trentino”


Alcuni dati:


CASE DI RIPOSO IN PROVINCIA DI TRENTO (dati ricavati U.P.I.P.A.)

A.P.S.P. e COOPERATIVE N° 38

PRIVATI O ALTRI 8

TOTALE N° 46

OSPITI – POSTI LETTO N° 3.973 NON AUTOSUFFICIENTI

1. O.S.S. 2007 : UNITA’ 1.798

2008 : UNITA’ 1.848 INCREMENTO: (9,94% 53 UNITA’)

53 UNITA’ E’ PERO’ DA DIVIDERE PER 38 R.S.A. = 1,345 UNITA’

2. O.S.A. ANIMAZIONE: + 18 UNITA’: 38 R.S.A. = 0,474

PER DI PIU’ NON E’ RILEVABILE ALCUN INCREMENTO!

3. INFERMIERI PROFESSIONALI: + 8 UNITA’: 38 R.S.A. = 0,210

4. FISIOTERAPIA: + 2 UNITA’: 38 R.S.A. = 0,053

5. COORDINATORI: + 2 UNITA’: 38 R.S.A. = 0,053



Dai dati succitati emerge come l’esiguità degli incrementi di cui sopra non può portare ad un reale aumento della qualità dell’assistenza agli ospiti delle R.S.A..


Per questi motivi,

il Consiglio provinciale impegna la Giunta

a dar vita ad un concreto e consistente aumento del personale delle R.S.A., con speciale riferimento al personale O.S.S. e O.S.A. animazione, utilizzando le risorse nelle corrispondenti U.P.B..

Cons. Pino Morandini

L'UDC e Dellai: il perché d'un'unione impossibile e profondamente sbagliata

Trento, 20 agosto 2008



1. La storia, la cultura, l’identità dell’U.D.C.

E’ la storia, ben rappresentata dal simbolo dello scudo crociato, di chi ha inteso dare rilevanza pubblica, attraverso la politica, ai valori cristiani, nella convinzione della loro positività per tutti. E’ la cultura della centralità della persona umana, fin dal concepimento e in tutte le altre fasi difficili della sua vita: da quella centralità si misura la reale solidarietà verso i più piccoli e i più deboli. E’ la collocazione dell’U.D.C., decisa dalla gente nelle ultime elezioni provinciali, nella coalizione di centro – destra ed alternativa al centro – sinistra, che a tuttoggi resta tale, – tant’è che è alleato col PD – nonostante le mutate apparenze. Collocazione non geografica, ma di contenuti: che fa della tutela e promozione dei valori non negoziabili il punto di partenza includibile per costruire una società più umana e più giusta. E da qui, a cascata, ricevono beneficio tutti gli altri settori: economia, sanità, anziani, turismo,ecc.

Credere nella vita umana e nella famiglia, attraverso cui passano l’educazione, la cultura ed il vincolo tra le generazioni – valori universalmente laici – è dare un carattere di laicità all’ispirazione cristiana: cioè non imporre né la fede né l’ideologia, ma semplicemente riconoscere che i valori che incontriamo nella vita del popolo sono stati generati da una fede viva.

Questo è sempre stato il percorso ed il metodo dell’U.D.C. e dei cattolici impegnati in politica che hanno inteso restare fedeli alla loro appartenenza ed alla loro identità. E su questo si sono trovati uniti cattolici e culture non ostili al pensiero sociale cristiano, considerata la laicità dei suoi valori di riferimento.

2. E’ possibile questo con Dellai ed i suoi alleati? No, per una serie di motivi.

a) In primo luogo, perché la gestione delle Giunte da lui guidate ha posto seriamente al Trentino un problema di democrazia, ingabbiando la comunità dentro una ragnatela che sta minando la stessa libertà politica. Lo dimostra, ad esempio, il PATT, i cui vertici scelgono il carro di chi governa per non perdere posti al sole, mentre la base è in gran parte alternativa al centro – sinistra. Lo dimostrano le scelte di futuri candidati, anche qualche Sindaco, che, pur di sedere accanto a chi detiene il potere rinnegano la propria appartenenza ed il proprio pensiero. E grande onore ai pochi Sindaci che si dissociano da ciò.

b) In secondo luogo, per aver portato al governo del Trentino una sinistra (la Cogo capofila) connotata fin troppo spesso da una mentalità fortemente ideologica (v. ad esempio il caparbio sostegno alla RU 486); accentratrice, come testimonia la legge sulla cultura e connotata da sperpero di pubblico denaro attraverso inaugurazioni, rinfreschi, ecc.

Il tutto ben sorretto – a partire dalla bocciatura di provvedimenti tesi a servire i valori non negoziabili – dal sostegno della Margherita (oggi UPT, ma non cambia la sostanza) come quelli diretti a ridurre gli aborti (Consiglio provinciale, 17/05/06); a sostenere la famiglia di cui agli art. 29 e segg. Costituzione (Consiglio provinciale, 05/12/07); a proporre il buono scuola (Consiglio provinciale, 26/07/06); a contrastare i PACS (Consiglio regionale, 13/02/07).

Per non parlare della trasformazione di I.T.E.A , ente da sempre a carattere sociale, in Società per Azioni! Della condizione degli anziani nelle R.S.A., dove il lodevole personale di assistenza non viene incrementato, nonostante l’enorme necessità; dell’assistenza sanitaria ed ospedaliera; degli ospedali periferici (v. Borgo Valsugana); delle difficoltà delle piccole e medie imprese artigianali, commerciali, turistiche, ecc. Per giungere alla Regione, ormai ridotta a larva istituzionale e lasciata in agonia con pochissime competenze.

c) Per avere, da Sindaco di Trento, distrutto il gruppo DC; poi il PPI ed oggi la Margherita.

Oggi la coalizione che ha governato il Trentino (e la Regione) si ripresenta sotto mentite spoglie: UPT al posto di Margherita, PD la posto di DS o SDR. Cambiano le sigle ma non la sostanza e le alleanze e soprattutto il modo di concepire il Trentino. Concretando in tal modo un grande inganno per la comunità. Anche perché l’alleanza che viene proposta oggi all’U.D.C. da Dellai è solo elettorale, non reale, in quanto Dellai alle europee andrà con il PD.

d) Per aver distribuito consulenze a pioggia, (53 milioni di euro nei soli 2006 e 2007); istituito 35 Agenzie con altrettanti Consigli di amministrazione ed altrettanti Presidenti, accontentando gli amici e gli amici degli amici, e soprattutto generando una moltiplicazione della spesa del tutto ingiustificata. Per non parlare dei capitolati di spesa sottratti alla previdenza sociale, con la sostituzione dell’originario Pacchetto Famiglia con un provvedimento che di famiglia non ha quasi più nulla.

3. Perché riteniamo che l’U.D.C. debba stare nel centro – destra .

Per la coerenza con il proprio percorso politico e per fedeltà agli elettori che nelle “regionali” di 5 anni fa hanno votato l’U.D.C. nella coalizione di centro – destra.

Per una società in cui i più deboli vedano a loro favore delle tutele sostanziali e reali, in cui i lavoratori e le lavoratrici, anche domestiche, abbiano garanzie di tutele previdenziali e di sostegno al reddito, in cui gli anziani possano godere in maniera dignitosa dei loro anni, in cui i figli possano nascere e crescere in una famiglia che l’ente pubblico non continui a vedere come un peso, ma come una risorsa da promuovere e valorizzare; per una sanità più giusta; per la difesa degli Ospedali periferici; per il sostegno all’economia, a partire dalle piccole e medie imprese artigianali, commerciali, turistiche, ecc.....




Perché non posso dare il mio appoggio a Dellai

Trento, 20 agosto 2008



Non posso dare il mio appoggio a Dellai. Non posso.

Non certo per dei problemi di antipatia personale o di inimicizia, anzi: al Governatore riconosco lealtà ed intelligenza politica. Il mio disappunto concerne piuttosto ciò che ho visto accadere alla Provincia durante gli anni della gestione delle Giunte da lui guidate, le sue alleanze, il modo di concepire il governo del Trentino in modo assai diverso rispetto a quello che rivendico appartenermi.

In primo luogo, perché quella gestione ha posto seriamente al Trentino un problema di democrazia, ingabbiando la comunità dentro una ragnatela che sta minando la stessa libertà politica. Lo dimostra, ad esempio, il PATT, i cui vertici scelgono il carro di chi governa per non perdere posti al sole, mentre la base è in gran parte alternativa al centro – sinistra. Lo dimostrano le scelte di futuri candidati, anche qualche Sindaco, che, pur di sedere accanto a chi detiene il potere rinnegano la propria appartenenza ed il proprio pensiero. E grande onore ai pochi Sindaci che si dissociano da ciò.

In secondo luogo, non condivido il fatto di aver portato una sinistra (la Cogo capofila) connotata fin troppo spesso da una mentalità fortemente ideologica (v. il caparbio sostegno alla RU 486), accentratrice, come testimonia la legge sulla cultura e connotata da sperpero di pubblico denaro attraverso inaugurazioni, rinfreschi, ecc.

Il tutto ben sorretto – a partire dalla bocciatura di provvedimenti tesi a servire i valori non negoziabili – dal sostegno della Margherita (oggi UPT, ma non cambia la sostanza) come quelli diretti a ridurre gli aborti (Consiglio provinciale, 17/05/06); a sostenere la famiglia costituzionale (Consiglio provinciale, 05/12/07); a proporre il buono scuola (Consiglio provinciale, 26/07/06); a contrastare i PACS (Consiglio regionale, 13/02/07).

Per non parlare della trasformazione di I.T.E.A , ente da sempre a carattere sociale, in Società per Azioni! Della condizione degli anziani nelle R.S.A., dove il lodevole personale di assistenza non viene incrementato, nonostante l’enorme necessità; dell’assistenza sanitaria ed ospedaliera; degli ospedali periferici; delle difficoltà delle piccole e medie imprese artigianali, commerciali, turistiche, ecc. Per giungere alla Regione, ormai ridotta a larva istituzionale e lasciata in agonia ormai con pochissime competenze.

Oggi la coalizione che ha governato il Trentino (e la Regione) si ripresenta sotto mentite spoglie: UPT al posto di Margherita, PD la posto di DS o SDR. Cambiano le sigle ma non la sostanza e le alleanze e soprattutto il modo di concepire il Trentino. Concretando in tal modo un grande inganno per la comunità.

Non condivido per nulla la distribuzione di consulenze a pioggia, (53 milioni di euro nei soli 2006 e 2007); l'aver istituito 35 Agenzie con altrettanti Consigli di amministrazione ed altrettanti Presidenti, accontentando gli amici e gli amici degli amici, e soprattutto generando una moltiplicazione della spesa del tutto ingiustificata. Per non parlare dei capitolati di spesa sottratti alla previdenza sociale, con la sostituzione dell’originario Pacchetto Famiglia con un provvedimento che di famiglia non ha quasi più nulla.

Il tutto in silenzio , celato sotto la magniloquente melassa delle magnifiche sorti e progressive che avvilupperebbero il Trentino in quest'aurea età del sultano Lorenzo. Lo sberleffo si fa forte quando si constata che per questioni propagandistiche, tipo le vessazioni ai plantigradi del progetto “Life Ursus”, il tempo ed il denaro si sono trovati.

Senza parlare dei valori inviolabili legati all'esistenza umana. Proprio quelli di cui il Cons. Lunelli, capofila della Margherita che li ha voluti negare (v. date di cui sopra) proprio non vuol sentir parlare. Di cui non si parla forse per mettersi un po' l'anima in pace e dimostrarsi “tolleranti”. E poi, “occhio non vede, cuore non duole”...

Non riesco a concepire come da troppe parti in buona fede si consideri come lungimirante il salto della barricata in favore di Dellai. Non vedo come potrebbe aprirsi un lustro diverso sotto la sua egida.

Ciò, a mio avviso, vale primariamente per l’U.D.C., attesa la sua storia, la sua cultura, la sua collocazione. E’ la storia, ben rappresentata dal simbolo dello scudo crociato, di chi ha inteso dare rilevanza pubblica, attraverso la politica, ai valori cristiani, nella convinzione della loro positività per tutte le persone. E’ la cultura della centralità della persona umana, fin dal concepimento e in tutte le altre fasi difficili della sua vita: da quella centralità si misura la reale solidarietà verso i più piccoli e i più deboli. E’ la collocazione dell’U.D.C., decisa dalla gente nelle ultime elezioni provinciali, nella coalizione di centro – destra ed alternativa al centro – sinistra, che a tuttoggi resta tale nonostante le cennate mutate apparenze. Collocazione non geografica, ma di contenuti: che fa della tutela e promozione dei valori non negoziabili il punto di partenza includibile per costruire una società più umana e più giusta.

Questo sarà il punto di partenza del programma che sottoporremo al candidato Presidente Divina. All’accettazione scritta di esso condizioniamo il nostro appoggio. Per una società in cui i più deboli vedano a loro favore delle tutele sostanziali e reali, in cui i lavoratori e le lavoratrici, anche domestiche, abbiano garanzie di tutele previdenziali e di sostegno al reddito, in cui gli anziani possano godere in maniera dignitosa dei loro anni, in cui i figli possano nascere e crescere in una famiglia che l’ente pubblico non continui a vedere come un peso, ma come una risorsa da promuovere e valorizzare.

Cons. Pino Morandini

L’esposizione pubblica della rana sul crocefisso di Martin Kippenberger ferisce i sentimenti religiosi della popolazione

Trento, 18 agosto 2008

Al Presidente del Consiglio Regionale

dott. Franz Pahl


MOZIONE



“L’esposizione pubblica della rana sul crocefisso di Martin Kippenberger ferisce i sentimenti religiosi della popolazione”



Il 24 maggio 2008 è stato inaugurato a Bolzano il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea con una mostra che durerà sino al 21 settembre di quest’anno. Sin dall’inizio essa é stata oggetto di vivaci proteste ed ha lasciato costernati anche importanti esponenti del mondo ecclesiastico e politico, come il compianto Vescovo della Diocesi di Bolzano – Bressanone (che l’ha criticata per primo e ripetutamente anche durante la visita del Papa nell’agosto 2008), il Presidente della Giunta provinciale altoatesina ed in parte anche l’Assessora alla cultura di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.

Bersagliata dalle critiche di parte pubblica e politica la Direzione del Museion ha poi scelto un’altra forma di presentazione ed ha deciso di corredare l’opera con gli articoli e le critiche pubblicate sui giornali, che tuttavia hanno attirato ancor più

l’attenzione sulla rana. La “nuova presentazione” è stata pertanto percepita dalla popolazione come una doppia provocazione e questo ancor più perchè la Direzione del Museion ha continuato a mantenere un atteggiamento arrogante e non ha mostrato alcuna comprensione. Le polemiche pertanto non accennano a placarsi.

Di conseguenza il Presidente del Consiglio regionale ha scelto, dal 23 al 30 luglio, la forma più pacifica di dissenso ovvero lo sciopero della fame, per protestare contro l’esposizione pubblica dell’opera di Martin Kippenberger, chiedendo che fosse rimossa. Numerose persone di tutti i gruppi linguistici dell’Alto Adige e anche del Trentino gli hanno manifestato la propria solidarietà. È stato chiaro sin dall’inizio che la rana al crocefisso veniva percepita dalla popolazione cristiana, che rappresenta la maggioranza della popolazione, come una profonda offesa e come un insulto al simbolo cristiano della croce. Il crocefisso con la rana rappresenta infatti una frattura che irrita profondamente.

La protesta delle numerose persone non si rivolgeva certo contro la “libertà dell’arte”, ma contro il suo utilizzo scorretto e contro l’obiettivo di lanciare una provocazione gratuita senza tener conto dei sentimenti religiosi della popolazione (anche se questo è sempre stato ufficialmente negato). Pretesti e artifizi per abbellire la realtà non sono segni di onestà intellettuale; le giustificazioni sono solo prova di superficialità, carenza di argomenti e vuoto culturale.

Attraverso il vasto interessamento di tutti i media il fatto ha acquistato notorietà ben oltre i confini dell’Alto Adige ed ha fatto scalpore anche in Trentino, dove ha sollevato lo sdegno non solo della comunità religiosa ed ha dimostrato che la fede comune unisce tutti i gruppi linguistici della Regione.

Sotto la spinta dell’azione di protesta del Presidente del Consiglio regionale e degli articoli apparsi sui media, il Presidente della Giunta provinciale altoatesina ha chiesto ed infine ottenuto che il crocefisso con la rana venisse allontanato dall’atrio del Museion e trasferito ad un piano superiore.

In questo modo si è voluto venire incontro, anche se non completamente e non certo in modo soddisfacente, alle aspettative di gran parte della popolazione. Fa specie comunque che la Direzione del Museion abbia mantenuto un atteggiamento arrogante ed ostinato nei confronti della popolazione e abbia continuato a manifestare pubblicamente la sua posizione. Questo naturalmente ha irritato ancor più la pubblica opinione.

In merito a questo fatto, si rendono doverose alcune considerazioni.

La croce cristiana è simbolo di salvezza, che nulla ha a che fare con una rana. Due millenni di fede e di cultura cristiana non possono essere cancellati semplicemente con degli sberleffi in nome della “libertà dell’arte”, presa come valore assoluto. Ogni religione ha diritto che i propri simboli vengano tutelati dall’uso sacrilego. Anche l’arte non può porsi in modo tirannico e assolutistico al di sopra dei sentimenti religiosi delle persone, perché così facendo mette in dubbio il valore della dignità umana. Si sta parlando di un valore laico, condiviso pure dalla gran parte degli agnostici e dei laici, accomunati dal doveroso rispetto della dignità umana, in cui ricade anche il sentimento religioso dell’uomo.

La popolazione cattolica della Regione Trentino – Alto Adige non vuole, giustamente, essere ferita nel suo sensus fidei, nel suo sentimento religioso e vede nell’esposizione pubblica della rana crocefissa una gratuita profanazione della croce

cristiana, che rappresenta nella fede cristiana il valore più profondo della sacralità e della salvezza dell’uomo. Pertanto la croce non può essere dissacrata attraverso un’arbitraria distorsione del suo significato con il pretesto della “libertà dell’arte”.

Il Museo di Arte Moderna appartiene ad un’istituzione pubblica ed è per questo che il Museion non può offendere e oltraggiare con un’ “opera d’arte” il corpo crocefisso di Gesú, sostituendolo con una rana. Nel simbolo della croce si manifesta secondo la religione cristiana la lacerazione dell’uomo che viene infine salvato e redento. Nella simbologia cristiana la croce ha un senso così profondo, di pace e di amore divino, che il suo significato non può essere distorto attraverso l’atto arbitrario di un artista. Quantomeno, non certo in una struttura pubblica. La sacrosanta libertà d’espressione artistica non può svilire a tal punto i sentimenti afferenti ad un’altra libertà fondamentale propria d'ogni essere umano: quella religiosa. Ove ciò avvenga, si ha a che fare con la compulsione ingiustificata di un diritto a scapito di un altro. E ciò non è ammissibile in una convivenza civile. Non si tratta di satira, bensì di offesa.

La rana crocefissa oscura il messaggio insito nell’immagine della croce cristiana. L’opera mette a confronto valori incomparabili. Il mettere sullo stesso piano o rendere simili due realtà così eterogenee rappresenta una profanazione del sacro. La croce è un atto di fede, un “sigillo dell’appartenenza a Dio” (Josef Ratzinger). La croce pertanto è un simbolo di redenzione dei cristiani e richiede il rispetto di tutti. Per analogia, questo vale pure per tutte le altre religioni.

Anche gli agnostici ed i laici, come pure certi cristiani che non trovano nulla da eccepire nella rana, devono capire che questo simbolo fondamentale per il Cristianesimo non può subire trasformazioni offensive e caricaturali ai fini di un’esposizione pubblica.

Anche chi non crede non può sottrarsi al dovere di rispettare la dignità dell’uomo e la simbologia delle religioni, qualora queste non si oppongano al rispetto della dignità umana, ma deve riconoscere che siamo di fronte ad un limite che non può essere superato. La rana al crocefisso non è espressione di “libertà della cultura”, ma atto arbitrario ed irriverente nei confronti dei sentimenti religiosi di molti, e per questo va condannata.

Questo è il punto saliente, ovvero il confine invalicabile della “libertà dell’arte”, che non può significare arbitrarietà. La dignità dell’uomo e delle specificità che gli son proprie é comunque prioritaria e questo va osservato anche nel caso di mostre pubbliche che, al di là del privato, si svolgono in un contesto pubblico.

Se ciò non venisse rispettato, nulla si sottrarrebbe alla critica e gli artisti potrebbero dedicarsi indisturbati per esempio, a caricature dello sterminio di Auschwitz o delle stesse vittime.

Nel luglio 2008 Papa Benedetto è stato ricevuto in Alto Adige con tutti gli onori. Lasciare ciò nonostante appesa la rana crocefissa al Museion è stata una imbarazzante contraddizione politica e culturale. La rana crocefissa è infatti una radicale negazione del messaggio del Santo Padre e un oltraggio alla Sua persona. Persino gli agnostici non hanno potuto fare a meno di avvertirlo come un insulto nei confronti dell’ospite. E la popolazione non ha apprezzato l’atteggiamento contraddittorio.

Quando si tratta di questioni di importanza pubblica, gli esponenti politici non possono rifiutarsi di prendere decisioni in proposito, anche se difficili, ma devono assumersi le proprie responsabilità. Solo così viene garantito il rispetto di un diritto

fondamentale dell’uomo e quindi la tutela della sua dignità, anche nei propri convincimenti religiosi.

Tutto ciò premesso

il Consiglio regionale del Trentino –Alto Adige

1. dichiara che l’esposizione della summenzionata opera di Kippenberger è un’offesa nei confronti dei sentimenti cattolici – e non solo – della popolazione della Regione;

2. condanna siffatta esposizione, anche perché in tal modo è stata violata la dignità umana della comunità cristiana ed é stato leso un diritto fondamentale dell’uomo;

3. incarica il Presidente del Consiglio regionale di trasmettere ufficialmente questa mozione agli altri Consigli regionali, ai Vescovi della Diocesi di Bolzano – Bressanone e di Trento nonché a Papa Benedetto XVI.


Cons. Pino Morandini