Trento, 5 settembre 2008
E sì che il titolo lasciava bene sperare:
“I.V.G., prevenzione delle gravidanze indesiderate ed azioni di informazione/educazione sessuale nelle scuole e nei consultori”.
Ma, purtroppo, i contenuti della mozione presentata dalla sinistra nell’Assemblea legislativa del Trentino e la sua illustrazione hanno spalancato, ancora una volta, uno sconfortante scenario: non una parola sul figlio concepito e non ancora nato; non una parola sui possibili e doverosi aiuti alla gestante in difficoltà, che persino la legge 194 prevede (art. 5).
Ed invece lodi sperticate a detta legge “per aver abolito gli aborti clandestini”; per incontrare a tutt’oggi – poveretta – una miriade di ostacoli nella sua applicazione, naturalmente “abortista”, a causa soprattutto della “improvvida” decisione di molti medici di essere obiettori (ma forse il medico conosce meglio di altri cosa accade nella donna fin dal concepimento e di fronte a quell’essere umano si pone nel giusto atteggiamento di accoglienza e di cura). Così come un forte plauso andrebbe dato ai medici non obiettori, la cui assunzione negli ospedali costituirebbe “un investimento”, evitando di ricorrere a consulenti esterni per garantire “il servizio” di aborto.
Non solo. Si deve far fronte alle “illegittime” resistenze di medici di base che avrebbero effettuato un’altrettanto “illegittima” obiezione di coscienza alla prescrizione di Norlevo o Levonelle ( la c.d. pillola del giorno dopo), in quanto si tratterebbe “non di farmaco abortivo, ma di rimedio d’emergenza ad azione “antiovulatoria”, quindi solo contraccettiva”. E quindi – proseguiva l’anzidetta mozione – si deve “adoperarsi affinché il diritto ad ottenere il presidio farmacologico cosiddetto “pillola del giorno dopo” venga garantito in tutte le strutture sanitarie pubbliche del Trentino, anche disponendo che in ogni pronto soccorso ospedaliero e ostetrico sia sempre presente una scorta di contraccettivi di emergenza in quantità adeguata alla domanda potenziale” e si deve “assicurare la presenza in ogni ospedale pubblico del Trentino di almeno un ginecologo non obiettore di coscienza, con relativo staff di supporto”.
Fortunatamente sono state ascoltate dai più le nostre motivazioni, squisitamente umane e scientifiche. Tendenti, ad esempio, ad evidenziare che nella totalità dei vocabolari di italiano, oltreché nell’Enciclopedia Medica Italiana e nell’Enciclopedia del Diritto, la gravidanza inizia “dal concepimento”; e che se un farmaco, come recita il foglietto illustrativo di Norlevo, “impedisce l’impianto dell’ovulo eventualmente fecondato”, assume natura abortiva ogniqualvolta vi è stato il concepimento; che il diritto alla vita del concepito ha fondamento costituzione (v. sentenza Consulta n. 35/97) e che il Comitato Nazionale di Bioetica nel documento “Identità e statuto dell’embrione umano” (28/06/96) ha riconosciuto “il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone”. Analogamente la “ratio” dell’obiezione di coscienza, di cui all’art. 9 legge 194/78, è la tutela della coscienza individuale rispetto all’azione che sopprime una vita, avvertita come illecita dal singolo.
Siffatte motivazioni, considerate fondate da molti, hanno fortunatamente portato alla bocciatura dell’anzidetta mozione.
Nella stessa seduta l’Assemblea ha approvato un ordine del giorno (Morandini) con il quale i Servizi sociali debbono farsi carico del bambino e della madre in gravidanza difficile o indesiderata, dando attuazione ad un preciso “percorso sociale”. Esso prevede la “presa in carico urgente, previo consenso dell’interessata, entro sette giorni dal rilascio del documento attestante lo stato di gravidanza e la richiesta di interruzione volontaria della stessa (IVG), e, laddove la richiesta di IVG sia determinata da necessità economiche, la concessione, entro lo stesso termine, attraverso i servizi sociali territoriali, di un intervento economico straordinario subordinato alla disponibilità della donna ad aderire ad un progetto sociale individualizzato”.
Pino Morandini
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