Trento, 8 luglio 2008
Molto si è parlato in questo periodo della figura di Alexander Langer, leader e teorico dei Verdi per numerosi anni, in regione e non solo. Nel manifesto dei Verdi che compare in questi giorni in città, c’è proprio la sua figura, con uno zaino in spalla e una scritta: il monito di Alexander a continuare a fare ciò che era giusto. Osservando questa immagine, non ho potuto non ricordare il mio passato rapporto con Langer, i nostri incontri, personali e pubblici, a Trento e a Bolzano, sul tema dell’uomo e del suo rapporto con la natura, nel lontano 1988. Ricordo con piacere quegli anni, quando sembrò possibile che i Verdi ed esponenti del Movimento per la vita come il sottoscritto, si potessero mettere al tavolo, per discutere, come disse allora Langer, sul fatto che “l’emergenza per la vita è una sola in tutte le sue forme”. Si parlò, insieme, con tolleranza e reciproco ascolto, di come la salvaguardia del creato, dal consumismo, dall’inquinamento, dalla violenza dell’uomo, riguardasse anche la salvaguardia della vita umana, dalle manipolazioni genetiche e dall’aborto. Langer sapeva bene che l’embrione è qualcuno e non qualcosa; sapeva che il rispetto per la natura comprende quello per la natura umana, sin dal concepimento. Insieme a Michele Boato, Giannozzo Pucci, ed altri esponenti del mondo ecologista, aveva infatti redatto un documento, se non ricordo male indirizzato a Ratzinger, sulla dignità embrione. Chi se lo ricorda più, oggi? Chi ricorda la posizione di altri intellettuali laici come Pier Paolo Pasolini, o Claudio Magris, a difesa della vita? Ancora oggi purtroppo si cerca di spacciare il grande tema della vita umana come una mania dei cattolici in generale e del Movimento per la vita in particolare. E in nome di questa divisione fasulla, si continua a non fare nulla a tutela della vita nascente, della maternità e della famiglia. Langer già allora era allarmato: la stessa violenza che si può compiere ai danni della natura, viene realizzata sempre più spesso ai danni dell’uomo, negli asettici laboratori in cui si sperimenta la clonazione o in cui si eliminano in serie gli embrioni umani, meno costosi di quelli delle scimmie.
Erano anni in cui anche illustri donne del movimento dei verdi, come Laura Cima, si interrogavano sui rischi fisici e psichici delle tecniche di fecondazione assistita sui bambini e sulle donne, e in cui si metteva in luce il pericolo insito nell’ affidare il proprio corpo, e la propria discendenza, a tecniche innaturali, sperimentali e spesso dannose. Ricordo addirittura convegni e dibattiti, come quello che portò alla pubblicazione del testo “Madre provetta. Costi, benefici e limiti della procreazione artificiale”, edito da una casa prestigiosa come la Franco Angeli. Ebbene, oggi mi piacerebbe che, ricordando Langer, qualcuno riprendesse in mano anche queste tematiche che gli stavano a cuore, e si chiedesse: cosa direbbe oggi Alessandro, di fronte ad un celebre scienziato come James Watson, che ha recentemente espresso le sue posizioni razziste, quando afferma che la vita “non è altro che una questione di chimica” e che “l’eugenetica è condannata a tornare in ogni senso: tutto il mondo vuole avere figli il più sani possibile…Lasciateci liberare la società dai difetti genetici. E’ un non senso dire che siamo sacri e che non dobbiamo cambiare. L’evoluzione può essere crudele. Andremo verso un controllo della vita umana? Penso di sì…Non dobbiamo cadere nell’assurda trappola di essere contro tutto ciò a cui Hitler era a favore…”.
Cosa direbbe di fronte alla brevettazione del Dna, alla “vita in vendita”, alle prodezze di un Craig Venter che, come hanno raccontato tutti i giornali, modifica geneticamente organismi umani senza conoscere le conseguenze che ciò potrebbe avere per l’ecosistema? Cosa penserebbe dinanzi agli embrioni chimere, al transessuale che ha appena partorito un bambino dopo anni e anni di bombe ormonali per cambiare sesso, allo sperma artificiale che si sta studiando in Inghilterra per sopperire alla mancanza di venditori di seme maschile? Cosa farebbe se conoscesse le affermazioni, e non solo, di un importante bioingegnere americano come Gregory Stock, che propone di creare altri due cromosomi, il 47esimo e il 48esimo, per inserirli nell’embrione umano, per creare, se riesce, un “superuomo”? Forse, anche se non era credente, userebbe le stesse espressioni del grande biochimico Erwin Chargaff, uno di coloro che contribuirono maggiormente alla conoscenza del Dna: “Distruggeranno presto la generazione di figli. Internet-genitori ordineranno via web internet figli e i bambini verranno shakerati come cocktail”, mentre organismi geneticamente modificati da uomini senza scrupoli, per brama di denaro, o di successo, determineranno catastrofi inimmaginabili.
Alla tecnica è giusto che la politica chieda di non snaturare la natura e di non disumanizzare l’uomo. Langer sarebbe stato d’accordo. Ma i più, anche oggi, se ne dimenticano.
Cons. Pino Morandini
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