venerdì 12 settembre 2008

L’esposizione pubblica della rana sul crocefisso di Martin Kippenberger ferisce i sentimenti religiosi della popolazione

Trento, 18 agosto 2008

Al Presidente del Consiglio Regionale

dott. Franz Pahl


MOZIONE



“L’esposizione pubblica della rana sul crocefisso di Martin Kippenberger ferisce i sentimenti religiosi della popolazione”



Il 24 maggio 2008 è stato inaugurato a Bolzano il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea con una mostra che durerà sino al 21 settembre di quest’anno. Sin dall’inizio essa é stata oggetto di vivaci proteste ed ha lasciato costernati anche importanti esponenti del mondo ecclesiastico e politico, come il compianto Vescovo della Diocesi di Bolzano – Bressanone (che l’ha criticata per primo e ripetutamente anche durante la visita del Papa nell’agosto 2008), il Presidente della Giunta provinciale altoatesina ed in parte anche l’Assessora alla cultura di lingua tedesca della Provincia di Bolzano.

Bersagliata dalle critiche di parte pubblica e politica la Direzione del Museion ha poi scelto un’altra forma di presentazione ed ha deciso di corredare l’opera con gli articoli e le critiche pubblicate sui giornali, che tuttavia hanno attirato ancor più

l’attenzione sulla rana. La “nuova presentazione” è stata pertanto percepita dalla popolazione come una doppia provocazione e questo ancor più perchè la Direzione del Museion ha continuato a mantenere un atteggiamento arrogante e non ha mostrato alcuna comprensione. Le polemiche pertanto non accennano a placarsi.

Di conseguenza il Presidente del Consiglio regionale ha scelto, dal 23 al 30 luglio, la forma più pacifica di dissenso ovvero lo sciopero della fame, per protestare contro l’esposizione pubblica dell’opera di Martin Kippenberger, chiedendo che fosse rimossa. Numerose persone di tutti i gruppi linguistici dell’Alto Adige e anche del Trentino gli hanno manifestato la propria solidarietà. È stato chiaro sin dall’inizio che la rana al crocefisso veniva percepita dalla popolazione cristiana, che rappresenta la maggioranza della popolazione, come una profonda offesa e come un insulto al simbolo cristiano della croce. Il crocefisso con la rana rappresenta infatti una frattura che irrita profondamente.

La protesta delle numerose persone non si rivolgeva certo contro la “libertà dell’arte”, ma contro il suo utilizzo scorretto e contro l’obiettivo di lanciare una provocazione gratuita senza tener conto dei sentimenti religiosi della popolazione (anche se questo è sempre stato ufficialmente negato). Pretesti e artifizi per abbellire la realtà non sono segni di onestà intellettuale; le giustificazioni sono solo prova di superficialità, carenza di argomenti e vuoto culturale.

Attraverso il vasto interessamento di tutti i media il fatto ha acquistato notorietà ben oltre i confini dell’Alto Adige ed ha fatto scalpore anche in Trentino, dove ha sollevato lo sdegno non solo della comunità religiosa ed ha dimostrato che la fede comune unisce tutti i gruppi linguistici della Regione.

Sotto la spinta dell’azione di protesta del Presidente del Consiglio regionale e degli articoli apparsi sui media, il Presidente della Giunta provinciale altoatesina ha chiesto ed infine ottenuto che il crocefisso con la rana venisse allontanato dall’atrio del Museion e trasferito ad un piano superiore.

In questo modo si è voluto venire incontro, anche se non completamente e non certo in modo soddisfacente, alle aspettative di gran parte della popolazione. Fa specie comunque che la Direzione del Museion abbia mantenuto un atteggiamento arrogante ed ostinato nei confronti della popolazione e abbia continuato a manifestare pubblicamente la sua posizione. Questo naturalmente ha irritato ancor più la pubblica opinione.

In merito a questo fatto, si rendono doverose alcune considerazioni.

La croce cristiana è simbolo di salvezza, che nulla ha a che fare con una rana. Due millenni di fede e di cultura cristiana non possono essere cancellati semplicemente con degli sberleffi in nome della “libertà dell’arte”, presa come valore assoluto. Ogni religione ha diritto che i propri simboli vengano tutelati dall’uso sacrilego. Anche l’arte non può porsi in modo tirannico e assolutistico al di sopra dei sentimenti religiosi delle persone, perché così facendo mette in dubbio il valore della dignità umana. Si sta parlando di un valore laico, condiviso pure dalla gran parte degli agnostici e dei laici, accomunati dal doveroso rispetto della dignità umana, in cui ricade anche il sentimento religioso dell’uomo.

La popolazione cattolica della Regione Trentino – Alto Adige non vuole, giustamente, essere ferita nel suo sensus fidei, nel suo sentimento religioso e vede nell’esposizione pubblica della rana crocefissa una gratuita profanazione della croce

cristiana, che rappresenta nella fede cristiana il valore più profondo della sacralità e della salvezza dell’uomo. Pertanto la croce non può essere dissacrata attraverso un’arbitraria distorsione del suo significato con il pretesto della “libertà dell’arte”.

Il Museo di Arte Moderna appartiene ad un’istituzione pubblica ed è per questo che il Museion non può offendere e oltraggiare con un’ “opera d’arte” il corpo crocefisso di Gesú, sostituendolo con una rana. Nel simbolo della croce si manifesta secondo la religione cristiana la lacerazione dell’uomo che viene infine salvato e redento. Nella simbologia cristiana la croce ha un senso così profondo, di pace e di amore divino, che il suo significato non può essere distorto attraverso l’atto arbitrario di un artista. Quantomeno, non certo in una struttura pubblica. La sacrosanta libertà d’espressione artistica non può svilire a tal punto i sentimenti afferenti ad un’altra libertà fondamentale propria d'ogni essere umano: quella religiosa. Ove ciò avvenga, si ha a che fare con la compulsione ingiustificata di un diritto a scapito di un altro. E ciò non è ammissibile in una convivenza civile. Non si tratta di satira, bensì di offesa.

La rana crocefissa oscura il messaggio insito nell’immagine della croce cristiana. L’opera mette a confronto valori incomparabili. Il mettere sullo stesso piano o rendere simili due realtà così eterogenee rappresenta una profanazione del sacro. La croce è un atto di fede, un “sigillo dell’appartenenza a Dio” (Josef Ratzinger). La croce pertanto è un simbolo di redenzione dei cristiani e richiede il rispetto di tutti. Per analogia, questo vale pure per tutte le altre religioni.

Anche gli agnostici ed i laici, come pure certi cristiani che non trovano nulla da eccepire nella rana, devono capire che questo simbolo fondamentale per il Cristianesimo non può subire trasformazioni offensive e caricaturali ai fini di un’esposizione pubblica.

Anche chi non crede non può sottrarsi al dovere di rispettare la dignità dell’uomo e la simbologia delle religioni, qualora queste non si oppongano al rispetto della dignità umana, ma deve riconoscere che siamo di fronte ad un limite che non può essere superato. La rana al crocefisso non è espressione di “libertà della cultura”, ma atto arbitrario ed irriverente nei confronti dei sentimenti religiosi di molti, e per questo va condannata.

Questo è il punto saliente, ovvero il confine invalicabile della “libertà dell’arte”, che non può significare arbitrarietà. La dignità dell’uomo e delle specificità che gli son proprie é comunque prioritaria e questo va osservato anche nel caso di mostre pubbliche che, al di là del privato, si svolgono in un contesto pubblico.

Se ciò non venisse rispettato, nulla si sottrarrebbe alla critica e gli artisti potrebbero dedicarsi indisturbati per esempio, a caricature dello sterminio di Auschwitz o delle stesse vittime.

Nel luglio 2008 Papa Benedetto è stato ricevuto in Alto Adige con tutti gli onori. Lasciare ciò nonostante appesa la rana crocefissa al Museion è stata una imbarazzante contraddizione politica e culturale. La rana crocefissa è infatti una radicale negazione del messaggio del Santo Padre e un oltraggio alla Sua persona. Persino gli agnostici non hanno potuto fare a meno di avvertirlo come un insulto nei confronti dell’ospite. E la popolazione non ha apprezzato l’atteggiamento contraddittorio.

Quando si tratta di questioni di importanza pubblica, gli esponenti politici non possono rifiutarsi di prendere decisioni in proposito, anche se difficili, ma devono assumersi le proprie responsabilità. Solo così viene garantito il rispetto di un diritto

fondamentale dell’uomo e quindi la tutela della sua dignità, anche nei propri convincimenti religiosi.

Tutto ciò premesso

il Consiglio regionale del Trentino –Alto Adige

1. dichiara che l’esposizione della summenzionata opera di Kippenberger è un’offesa nei confronti dei sentimenti cattolici – e non solo – della popolazione della Regione;

2. condanna siffatta esposizione, anche perché in tal modo è stata violata la dignità umana della comunità cristiana ed é stato leso un diritto fondamentale dell’uomo;

3. incarica il Presidente del Consiglio regionale di trasmettere ufficialmente questa mozione agli altri Consigli regionali, ai Vescovi della Diocesi di Bolzano – Bressanone e di Trento nonché a Papa Benedetto XVI.


Cons. Pino Morandini

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