venerdì 7 novembre 2008

Risposta Grigolli, in replica all'attacco al Movimento per la Vita

Trento, 6 novembre 2008


RISPOSTA A GRIGOLLI


Al caro Grigolli proprio non va giù che il fondamento e limite dello stato sia la tutela dei diritti fondamentali della persona, primo fra tutti, logicamente, quello alla vita. E come ciò si arrabatti col suo pacifismo, appare sin d’ora il primo di molti misteri.

Cosa c’entrino poi razionalmente la tiritera sul pluralismo del PD veltroniano, i paragoni con la destra conservatrice USA, od una sua mitologica lettura della recente storia politica italiana, non si capisce. Infatti non c’entrano nulla, riducendo così il tutto ad un bel compendio di quelle che i teorici dell’argomentazione chiamano “fallacie”.

Del resto credo non si possano battezzare partiti o coalizioni in base a dei “preconcetti”: la scelta compiuta nell’urna è troppo importante perché possa essere demandata ad un atto meramente emozionale. Ritengo si debba invece indagare ciò che le forze politiche propongono nel loro programma, ai provvedimenti che esse hanno eventualmente già adottato oppure hanno in mente di adottare una volta premiate dal consenso popolare.

Prendo atto della sua dichiarazione d’amore nei confronti del PD, ma che utilità arrechi alle critiche che vuole svolgere, rappresenta un ulteriore interrogativo.

Il Movimento per la Vita ha affermato, se vogliamo, un’ovvietà: guardando i programmi delle coalizioni, spulciando gli atti compiuti dagli esecutivi di Dellai in dieci anni, emerge infatti chiaramente che c’è una compagine politica che ritiene inviolabile la dignità della persona, e ad essa si ispira, ossia il centro – destra. Dall'altro lato della barricata siede invece un altro polpettone di partiti il quale subordina senza grossi scrupoli tale supremo valore all’andirivieni delle maggioranze e delle opportunità contingenti.

Visto che lo stesso articolo del Grigolli segue convintamente tale tracciato, su cosa diamine volesse intendere non è dato di capire, al di là dell'attacco personale.

Come se non bastasse, insiste ritenendo la posizione del card. Bagnasco a favore di una regolamentazione sul “fine della vita”, una lancia spezzata a favore del c.d. “testamento biologico”. Ciò in sé non vuol dire nulla: affermare la necessità di regolamentare un fenomeno, significa semplicemente che questo qualcosa necessita di intervento normativo. Senza che ciò dica nulla sul contenuto di tale regolamentazione.

Personalmente, credo che il termine della vita possa anche essere regolamentato, vietando ogni forma di testamento biologico o consimili. Ma non per vessazione od altro, bensì per razionali motivi che sono noti.

Il mio interlocutore puntualizza poi che pure nel centro – destra vi sono correnti totalmente in contrasto con gli ideali del sottoscritto e del Movimento per la Vita. Addirittura, alcuni esponenti di esse hanno presentato progetti di legge in materie quali il c.d. “testamento biologico” ed il riconoscimento civile delle convivenze. Secondo lui, ciò starebbe a dimostrazione che, tra centro – destra e centro - sinistra non esisterebbe una reale differenza su tali questioni, come invece farebbe supporre il comunicato del Movimento per la Vita.

Stupisce che un politico esperto come Grigolli abbia sorvolato sui mutamenti avvenuti sulla scena politica italiana, con l’affermarsi del bipolarismo. In quest’ottica, non è sui programmi dei singoli partiti o sulle iniziative dei singoli (come quelle appena citate) che va posta l’attenzione, bensì sul programma cui le singole coalizioni si sono vincolate. E qui il palco grigolliano frana. Spulci infatti fra i programmi dei due schieramenti e poi capirà quale tutela maggiormente la dignità umana, specie a livello provinciale.

Se per Grigolli questo non è un criterio discretivo, per il sottoscritto e per molti come lui, lo è eccome. Anzi, è l’unica ragione valida per giustificare l’impegno politico. Esso non va concepito in un’ottica dominata dai partiti, in cui tanti bravi soldatini servono ossequiosi le direttive, credendovi ciecamente.

Basti pensare all’appunto che mi è stato mosso, ossia quello di aver compiuto un opportunistico salto da una parte all’altra della barricata. Certo, visto la pedissequa acquiescenza al partito nella visione di Grigolli, tutto torna.

La realtà è invece che, dopo cinque anni di opposizione motivata a Dellai, e motivata nei termini di quei valori per cui da sempre mi batto, ho dovuto subire la scelta del mio ex partito di tradire il proprio elettorato. E di tradirlo alleandosi con la terza “reincarnazione” di quel Dellai cui ci si era opposti per dieci anni. Quel medesimo Dellai, che presenta immutata la propria scorta programmatica.

E’ per questo, per la fedeltà a ciò che credo, che è l’anima che innerva il centro – destra, che ho dovuto abbandonare quel partito volato a sinistra. Caro Giorgio, stanti così le cose, chi è che ha cambiato casacca?



Pino Morandini (Candidato PdL)


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