mercoledì 14 ottobre 2009

“Occorre predisporre specifiche campagne di formazione ed informazione contro l’abuso di alcolici per i più giovani”

Trento, 8/10/2009

Al Presidente del Consiglio Provinciale

Giovanni Kessler

SEDE



Proposta di mozione



“Occorre predisporre specifiche campagne di formazione ed informazione contro l’abuso di alcolici per i più giovani”




Come ogni dipendenza, anche quella da alcolici rappresenta una minaccia sociale molto seria, soprattutto per i più giovani.

Se infatti l’alcolismo è purtroppo piaga nota, decisamente inedite sono invece le forme mediante le quali detta dipendenza sta prendendo piede, andando a colpire in modo consistente fasce di giovani un tempo estranee a questo problema, come per esempio i giovanissimi e il pubblico femminile.

Ad aver determinato questo devastante fenomeno sono diversi fattori.

Certamente non ha giovato un’ormai decennale cultura dello sballo, che ha promosso, anche a scapito della stessa tutela della salute, una sfrenata rincorsa alla trasgressione in quanto tale ed al rifiuto sistematico del buon senso, additato come imposizione autoritaria dalla quale prendere le distanze, in nome di una non meglio definito senso della ribellione.

A questo si aggiunga la distribuzione commerciale, sempre più capillare, dei cosiddetti “alcopops”, le bevande a basso tasso alcolico, il cui aumento, dal 1997 al 2001, è stato del 32,7%.

Trattasi di bevande che, pur contenute nelle ricadute che possono arrecare, rappresentano ugualmente una pericolosa minaccia per i più giovani, che ricorrendovi vengono, anche in età giovanissime, iniziati agli aperitivi, rituali da tempo trasformatisi da occasioni di saluto preserali quali erano, a momenti di trasgressione.

Come accennavamo poc’anzi, anche il pubblico di utenti degli alcolici, cambiato rispetto a quello di pochi anni addietro, sembra diversificarsi: lo psicobiologo americano Robert Cloninger, studioso della Washington University, a questo proposito ha messo in luce come, mentre i ragazzi sarebbero più orientati al consumo di birra, le ragazze, le vere nuove protagoniste della crescita di diffusione dell’alcool, sarebbero più orientate al ricorso a vino e ad aperitivi, bevande aventi notoriamente una più elevata gradazione alcolica.

A smentire chi tenta di minimizzare il problema vaneggiando talora di presunti benefici che porterebbe l’uso di alcool, ci hanno pensato le stesse riviste scientifiche.

Sulle pagine dell’autorevolissima rivista inglese Lancet, Ian Gilmore del Royal College of Psysicians ha affermato testualmente:”Non è vero, o meglio non è dimostrato, nonostante che si provi da molti anni a dar credito alla colorita diceria degli effetti benefici sul cuore e sui vasi. Non c’è un livello di alcolici scevro di rischi: nessuno lo ha scovato. E anche il privilegio, tutto francese, di non avere il colesterolo sopra le righe nonostante il gran numero di burro, attribuito al potere antiossidante dei polifenoli del vino rosso, è solo un’ipotesi affascinante”.

Se non abbiamo notizia di effetti benefici dell’alcool, conosciamo invece molto bene le devastanti conseguenze negative che arreca praticamente su quasi tutti gli organi e i tessuti del corpo: cirrosi epatica, epatiti alcoliche, varici esofagee anche sanguinanti, gastriti e ulcere, polinevriti a carico degli arti, infarto cardiaco, ipertensione e formazioni cancerose su bocca, esofago, stomaco sono solo alcuni di questi effetti.

Tornando alle mutate forme dell’alcolismo, Franca Beccaria dell’Università di Torino, in occasione del recente convengo “Alcol e generazioni: continuità e cambiamenti”, tenutosi nell’ex capitale d’Italia lo scorso 15 maggio, ha sottolineato con singolare chiarezza come le nuove forme rituali del problema siono riconducibili ad abusi di bevande che si consumano quasi esclusivamente in gruppo, che svolge simultaneamente il ruolo di nocciolo identitario e di nucleo di controllo, ad una sorta di nuova Sindrome di Stendhal che riconduce il disagio alla precarietà di scelte che investe l’attuale generazione di giovani, ed un ricorso ansiolitico e anestetizzante degli alcolici, che diventerebbero in questo modo l’estremo rimedio a squilibri affettivi e relazionali altrimenti percepiti come incolmabili.

Nel medesimo convegno, il professor Franco Prina si è interrogato su un altro aspetto spesso poco considerato dalle istituzioni, ovvero un orientamento che enfatizza, a scapito di un progetto educativo più organico e compiuto, la sola dimensione prescrittiva come disincentivo al ricorso all’alcool.

Del resto, se si lancia uno sguardo al panorama internazionale, si segnalano numerosi tentativi, taluni anche assai originali, per arginare la diffusione dell’alcolismo.

Il più curioso fra questi è certamente la Security Feel Beer, conosciuta come “bibita anti-sbornia” e già diffusa in Francia, Germania, Svizzera, Russia e Cina.

Trattasi di una bevanda al gusto di mela e pera e a base di acido asorbico e acido citrico, che sarebbe in grado di ridurre addirittura del 50% in soli 40 minuti.

Ma promuovere soluzioni come queste, com’è evidente, significa solo riconoscere una pesantissima sconfitta educativa che le istituzioni non devono per nessuna ragione accettare.

Anche perché in gioco non ci sono astratte considerazioni, bensì la vita dei nostri giovani che, in seguito all’uso di alcool, mettono sempre più a rischio la loro vita e quella di chi come loro si mette al volante.

A questo riguardo, come si dice, sono i numeri a parlare: in Trentino, nel solo primo semestre del 2009, sono stati 47.196 le infrazioni registrate in seguito a guida in stato di ebbrezza.

Nel medesimo periodo, gli incidenti mortali sono stati ben 16: un vero bollettino di guerra per una Provincia con un contenuto numero di abitanti, anche perché molto spesso si tratta di vittime giovani, con davanti a sé tutta la vita nonché risorse insostituibili anche per il Trentino, oltre che per l’affetto dei loro cari.

Ragion per cui urge l’immediata predisposizione di un progetto educativo che sappia, entro breve, potenziare in modo efficace la finora troppo debole campagna di sensibilizzazione su queste tematiche.

Un esempio da imitare, a questo proposito, è quello posto in essere dalla Asl di Milano, che ha deciso di inviare i propri operatori nelle scuole al fine di insegnare ai giovani come affrontare e motivare gli opportuni rifiuti all’alcool.

Ecco come Riccardo Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze dell’Asl di Milano spiega detto piano educativo:”Noi abbiamo messo a punto un metodo che si basa sulla drammatizzazione delle situazioni […] il problema maggiore è sapere dire di no ai suoi amici senza per questo sentirsi discriminato o isolato dal gruppo. Noi insegniamo questo, a rifiutare l’offerta e a proporre alternative. Insegniamo a dire di no”.

E’ evidente come siffatti progetti rispondano in modo molto più diretto di molta cartellonistica, anche perché mirano ad intercettare direttamente i giovani, senza affidarsi a strategie esterne quali sono le campagne di sensibilizzazione, troppo spesso ignorate.

Di qui l’esigenza, anche per il Trentino, di mobilitare i propri esperti secondo un programma ed un calendario prestabilito che possa consentir loro di portare nelle scuole e non solo, le ragioni che un giovane dovrebbe far proprie per dire di no allo sballo, e per seguire una crescita ed una maturità più piena e lungimirante.

Anche perché, accanto a quelle sopraccitate, ci sarebbero diverse modalità con le quali promuovere una sensibilizzazione a questo tema, talune anche gradevoli per gli stessi alunni, come ad esempio l’organizzazione di concorsi dove si premiano i temi ed i disegni migliori in ordine alla prevenzione di alcool.

Così facendo, infatti, si potrebbe ampliare l’opera di prevenzione anche agli alunni più giovani, rinforzando di molto quel progetto educativo del quale le istituzioni dovrebbero farsi carico, in modo da non lasciare alle sole famiglie - che pure ne sono le prime interessate – e alle comunità che operano già da decenni nel settore, l’onore e l’onere di far capire ai giovani l’importanza di una vita sana, nella quale i valori principali non siano la trasgressione e lo sballo, ma l’amore per sé stessi e per il prossimo.

Benché possa apparire un’opera titanica, la posta in gioco è troppo alta per rinunciare preventivamente a questa scommessa: ne va del nostro futuro, oltre che del nostro presente.









Ciò premesso il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento impegna la Giunta a:



1) predisporre quanto prima un calendario organico e completo di lezioni ed incontri formativi ed informativi secondo le linee di cui in premessa all’interno di scuole, gruppi di volontariato, oratori, per divulgare con forza il messaggio di rifiuto e di prevenzione nei confronti dell’abuso di alcolici ;

2) accrescere le misure di sostegno alle comunità che seguono ragazzi con problemi di alcolismo;

3) indire appositi concorsi presso le scuole che, mediante premi per i migliori temi e disegni, valorizzino anche tra i più giovani la cultura della vita e dell’amicizia in antitesi alle culture della trasgressione e dello sballo.

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