Non si pretendono, naturalmente,menù d’alta cucina; sarebbe tuttavia scandaloso se ai pazienti, come purtroppo sembra, venisse servito cibo di qualità così scarsa da affaticare la loro masticazione e quindi la digestione.
Nella fattispecie, più testimonianze riferiscono di carne assai dura, frutta dura e poco matura, oltre che di pasta pressoché immangabile.
Se questo fosse vero, saremmo in presenza di una minaccia per la salute stessa dei pazienti del S. Chiara, soprattutto per quanti – pensiamo soprattutto ad anziani e bambini – l’alimentazione costituisce non già un semplice nutrimento, bensì una preziosa forma di salvaguardia della salute.
Anziché parlare tanto di tagli e risparmi per poi foraggiare progetti e manifestazioni senza le quali il Trentino di certo non perderebbe lustro (Life Ursus, Festival dell’Economia, Universinversi, solo per citare i casi più noti e recenti), chi amministra la cosa pubblica farebbe meglio a sincerarsi prima di tutto dello stato di assistenza, anche alimentare, dei suoi concittadini più in difficoltà, tra i quali rientrano certamente i pazienti d’ospedale.
Tutto ciò premesso si interroga l’Assessore competente per sapere:
- se è a conoscenza della grave situazione descritta in premessa;
- quale cibo, ad oggi, viene servito ai pazienti del S. Chiara;
- presso quali realtà viene acquistato;
- in basi a quali criteri di qualità viene scelto il cibo ed il dove acquistarlo;
- a quanto ammonta, per il 2008 e per questi primi mesi del 2009, la spesa per detto acquisto.
A norma di regolamento si chiede risposta scritta.
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