giovedì 27 agosto 2009

A Proposito del Festival dell'Economia....

Pare che il “Festival dell’Economia” che s’è svolto negli scorsi giorni stia solleticando e non poco il dibattito, anche fra gli attori della politica. Mi riferisco in particolare alla diatriba più o meno dissimulata intercorsa su queste pagine fra Santini e Lunelli.

Innanzitutto credo che dinanzi alla tragedia occorsa ad un collega ed ai suoi compagni di viaggio, tutte queste quisquilie per le quali ci pigliamo tanto per i capelli non finiscano che per rivelarsi davvero che poca cosa.

E colgo l’occasione per rinnovare le mie più sentite condoglianze alle famiglie colpite da una così tragica sciagura.

Tuttavia, non posso esimermi dal notare come ci sia troppe volte da parte della maggioranza un atteggiamento pavloviano che mira a screditare ed ad inoltrare critiche verso chiunque provi a mettere in discussione le scelte della stessa.
Apriti cielo quando, poi, viene gridato, semplicemente che “Il Re è Nudo”, ossia sottolineato ciò che è sotto gli occhi di tutti.

Credo che il Festival trentino, sia davvero un evento che sta assumendo sempre più importanza, pure a livello nazionale. E che continuerà in questa sua personale escalation di rilevanza quanto più esso saprà mantenere un’equidistanza: non come “imprinting” politico, bensì come necessario strumento affinché i lavori in esso presentati possano dirsi realmente fecondi. Sia chiaro, in senso più vicino alla retorica classica che a certe assemblee ove ognuno blatera il proprio monologo (senza minimamente prestare attenzione a ciò che affermano gli altri), dopodiché ci si saluta ed amici come prima.

Sono del parere che seminari e confronti come quelli che vanno di scena nella nostra città in occasione della succitata manifestazione possano essere una reale fucina di cultura soltanto ove le voci che ivi trovano espressione diano luogo ad una “costruttiva polifonia”. Ossia che l’ascoltatore e gli interlocutori stessi possano sentire le voci più disparate (ovviamente, qualificate e preparate, s’intende) e divergenti fra di loro attorno al tema in discussione. E che in questo confronto fra coloro che sostengono le varie posizioni possano carpire i punti di forza dell’una o dell’altra ricostruzione e così poi eventualmente forgiare essi stessi una loro propria e, perché no, personale convinzione. Senza contare che tutto ciò servirà in prima battuta, ai relatori stessi.

E’ per questo che ritengo la maggioranza dovrebbe prestare l’orecchio a ciò che è stato scritto recentemente da Santini su “L’Adige”. Nonostante la staffilata del Consigliere dell’Upt, infatti, era palese a chiunque avesse letto le sue parole che nello scrivere non era certo sua intenzione levarsi a paladino del proprio partito (il Pdl). Bensì di questa necessaria e fisiologica diversità d’opinioni.

Senza, ovviamente, tentare di assimilare a quella nostrana situazioni politiche molto diverse da essa, e, di conseguenza, dare agli economisti un “colore” che sia la trasposizione sul piano locale della compagine politica cui fanno riferimento nella patria d’origine.

Concordo da questo punto di vista con Santini.

Per non parlare del fatto che tali manifestazioni sono finanziate con contributi pubblici. E, per evitare distorsioni fin troppo frequenti, sarebbe bene che la succitata “polifonia” ci fosse davvero… Si corre il rischio, altrimenti, che chi governa si costruisca una bella cassa di risonanza acritica che non fa altro che portare acqua al proprio mulino.

O, comunque, a cementarne il substrato ideologico.

E’ doveroso rispetto per i cittadini questo, e per i soldi pubblici.


Per quanto concerne invece il richiamo alle radici “trentine” del “Festival dell’Economia”, che tanto hanno fatto irritare il collega dell’UpT, non vedo che male ci sarebbe, fra le tante personalità di rilievo e di alta qualificazione che popolano la kermesse, a tentare di mostrare anche i talenti fioriti in questa terra.


Il primo criterio discretivo dovrebbe essere la qualificazione e l’altissima preparazione professionale. Ma se a ciò s’unisse la “trentinità”, non vedo dove sarebbe il male…


E, soprattutto, ove sia la lesa maestà nei confronti dell’operato della Giunta che il collega simpaticamente, rimarca.



Pino Morandini

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