giovedì 27 agosto 2009

Risposta a "Tracce"

Egr. Direttore di “Tracce”,

Le scrivo anche a nome del Presidente del Movimento per la Vita italiano, on. Carlo Casini, che condivide la riflessione che le sottopongo.

Da tempo sono un affezionato lettore della Sua rivista, che ho potuto apprezzare in lunghi anni di “amicizia” che mi legano alla testata da Lei diretta. E’ per tale motivo che devo confessare d’essere rimasto da alcune riflessioni comparse nel numero del mese scorso, maggio 2009.

Al mio orecchio di fedele lettore, talune osservazioni sono apparse infatti come una stonatura nei confronti della linea editoriale fedele e guardiana dell’ortodossia di Santa romana Chiesa, che ho apprezzato e ritenuto peculiare nella rivista del Movimento di Comunione e Liberazione.

Mi riferisco, in particolare, all’altrimenti interessantissimo report sulla giornata trascorsa a Strasburgo con l’on. Mauro, Vicepresidente del Parlamento Europeo, ed al servizio sul conferimento della laurea honoris causa al Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, da parte della Notre Dame University.


Nel primo caso ho trovato ambigue talune affermazioni dell’on. Mauro riportate nell’articolo.

In particolare laddove egli, riferendosi ad un’esperienza personale dolorosa, rivela di aver cambiato del tutto l’approccio nei confronti delle questioni legate alla bioetica dopo l’incontro con Cristo, passando così da un approccio “ideologico”, ad un altro, più “libero”.


Ora, ritengo davvero encomiabile e di grande valore la testimonianza di chi riesce a giungere ad un incontro con il Trascendente fattosi carne, attraverso un dramma quale quello velatamente scolpito dall’articolista. Ma l’on. Mauro scorda, a parer mio, di chiarire in qual senso è mutato il suo affrontare tali temi, dando così luogo a perigliose variabili interpretative.


Credo che, inteso rettamente, il pensiero del Vicepresidente del Parlamento Europeo, era volto a chiarire come, attraverso le forche caudine di quella che per noi cristiani da strumento di morte diviene fonte della vita, un approccio “dogmatico” e “teorico”, s’è fatto carne, giungendo a porre nella realtà umana ed a scoprire il grande senso di verità e di salvezza posto dalle posizioni cattoliche in tema di bioetica.


Le quali posizioni, sinceramente, è riduttivo definire come meramente confessionali.


Si riferiscono infatti alla ragione umana, al fondamento dello Stato. Il quale, se non mira a tutelare e realizzare i diritti di ogni essere umano, non si risolve che in un’espressione di forza bruta priva di giustificazione. Come d’altronde afferma lo stesso on. Mauro, allorquando sentenzia giustamente che l’Europa “deve servire all’uomo. O si parte da lì, o si stravolge tutto”.


Dunque, o ci si trova dinanzi ad una contraddizione che su questo punto permea il Mauro – pensiero, oppure ciò che era solo accennato, non è che da intendersi come sopra accennato.
Parlare embrioni non è ideologia o fondamentalismo, è parlare di bambini e di madri. E’ cultura della ragione e dell’uomo. Quella negata da coloro che, realmente incendiati da furori ideologici, mirano invece a negarla. Senza portare altro che ragioni moraleggianti o compassionevoli a sostegno del loro argomentare.


Del resto, che si tratti, parlando della vita umana nascente, della grande questione sociale del terzo millennio, è lo stesso magistero della Chiesa ad affermarlo. Nell’Enciclica “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II, al par. 5, si legge:”Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce.

Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani. A essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati”.


Mi ha lasciato, analogamente assai stupefatto pure il servizio sul contegno tenuto dagli studenti del Movimento nell’Università di Notre Dame in occasione del contestato (pure dal sottoscritto) conferimento della laurea al Presidente statunitense Obama.


Il quale, è bene rammentarlo, a tre giorni dal suo insediamento, con gli States in ginocchio a causa della crisi, ha ben pensato di porre tra i suoi primi atti lo sblocco immediato dei finanziamenti (congelati durante l’era Bush) a favore di tutt’una serie di organizzazioni che perseguono il controllo delle nascite (e già qui…) in varie modalità.

Tra cui, ovviamente, l’abortismo di massa.

Del resto, il “buon” Barack ha un sacco di idee “simpatiche” in mente, tra cui l’aborto a nascita parziale (un massacro da macellai, ad esser generosi), il Freedom of choice Act, eccetera, eccetera…

Dinanzi dunque al conferimento da parte di una delle più prestigiose istituzioni accademiche cattoliche del mondo, di una laurea a questo fenomeno dell’antiumanesimo, il CLU locale non ha ritenuto congruo assumere alcuna posizione. Rimandando, all’incontro con Cristo come fulcro della vita e centro di tutto.

Nulla questio.


Ritengo che quello evidenziato da CLU sia indubbiamente, e ci mancherebbe altro, il fulcro della vita di ogni cristiano: il Verbo fatto carne, morto e risorto.


Soltanto che in tali frangenti, a mio avviso, sarebbe stata più opportuna una disclosure. E non certo per porre in essere una sorta di “teologia della liberazione” che miri ad anteporre dei sacrosanti ideali propri della dottrina cattolica e della ragione umana a ciò che è il proprium del cristianesimo, ossia il kerygma della morte e resurrezione di Cristo e l’incontro con Dio fatto uomo. Comprendo molte delle ragioni degli studenti della Notre Dame University che hanno voluto evitare che si arrivasse a fare del cristianesimo un’etica od una morale avulsa dal cuore propulsore appena ricordato, rendendolo una sorta di “ideologia massonica” ottocentesca, profondamente anticristiana.


Ma da cristiano, in virtù della Grazia che promana verso la nostra misera condizione umana, non posso esimermi dal prendere posizione sulle questioni “politiche” (in senso lato) e pubbliche. Specie se mi riguardano da vicino e mi involvono direttamente.


E ciò non certo usando come alabarda dei dogmi confessionali, bensì operando rettamente con la ragione, facendo risaltare ciò che è proprio dell’uomo, ossia la razionalità ed il dialogo, per l’affermazione della dignità umana. Di quell’uomo, che, come ricorda la Genesi, fu fatto ad “immagine e somiglianza” del Creatore, e che la rivoluzione cristiana ha portato ad essere il centro ed il fine di tutto.


Onestamente, non prendere posizione dinanzi ad un ateneo cattolico che loda un presidente spesso dimentico (in maniera oltretutto irrazionale e contraddittoria…) della tutela dei diritti d’ogni essere umano, e che contrabbanda ciò sotto l’aura magniloquente della sua bella presenza e del suo innegabile carisma, che assomiglia all’anticristo di Soloviev, mi pare quanto meno stupefacente.

Ed esprime una posizione su cui, umilmente, da cattolico, da uomo, da essere razionale, non posso essere d’accordo.

Cordiali Saluti.

dott. Pino Morandini
-Vice presidente Movimento per la Vita italiano -

Nessun commento: