venerdì 16 maggio 2008

Benedetto XVI in Turchia....1

Trento, 27 novembre 2006

Sul viaggio del papa in Turchia ci sono molte opinioni assai divergenti: per qualcuno farebbe bene a stare a casa, sia per non rischiare la vita, sia, si dice, per non inasprire gli animi. Invece Benedetto XVI ha deciso di partire: se rischi ci sono li affronterà, da vero padre, pronto a sacrificare anche la sua vita per i suoi figli. Partirà, Benedetto XVI, per incontrare una comunità cristiana piccola, ma eroica, che ha vissuto per centinaia di anni in un paese islamico, riuscendo per lo più a convivere. Certo, i tempi sono cambiati, l'integralismo islamico sta crescendo, aiutato, sicuramente dagli errori dell'Occidente: negli ultimi tre mesi sono morti, in Iraq, oltre 10.000 civili, e questo sta veramente infiammando il mondo musulmano. Il pericolo è grande: ed è che gli integralisti islamici, con l'appoggio anche di qualcuno di qua, facciano passare l'identificazione americani uguale crociati. No, la guerra in Iraq, che purtroppo dura da ormai 15 anni, è stata sempre condannata dai papi, Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI poi, e dal Vaticano tutto, e non è una guerra di religione. Troppo spesso si dice, anche riguardo al passato, che la religione ha portato molte guerre: la verità è che fa comodo, spesso, nascondere dietro la religione la realtà di conflitti politici ed economici. Ebbene il papa va in Turchia anche a dire questo: non c'è nessuno scontro di civiltà, nessuna guerra santa tra cristiani e islam, nessuna identificazione assoluta tra Occidente e cristianesimo. Il cristianesimo è universale, ed è appunto anche in Turchia, in Africa, in Medio Oriente, anzi proprio in Turchia ha radici e ricordi memorabili. Per questo la visita del papa è anche una visita di pace, il tentativo di spegnere un incendio sempre più pericoloso: perché se agli odi politici ed economici si aggiungono quelli religiosi, senza veri motivi, i rischi per tutto il mondo sono immensi… Eppure c'è chi gioca a confondere le acque: lo stesso Saddam ora sventola il Corano, per cercare aiuto nei popoli arabi, nei fedeli islamici, ma tutti sanno che era un sovrano fortemente laico, per nulla religioso… La sua strumentalizzazione va di pari passo con quella dei nazionalisti turchi, anch'essi fondamentalmente laici: bisogna ricordare che la strage degli Armeni cristiani, il primo genocidio del Novecento, quasi due milioni di morti, non fu fatto dai musulmani, ma dai "giovani turchi", un movimento laico fondato da Kemal Ataturk. Forse, anche se non lo sappiamo con certezza, il popolo turco ha in parte già capito il messaggio di pace del papa. Infatti alla manifestazione indetta dai nazionalisti turchi, domenica ad Instanbul, organizzata da chi vorrebbe unire nazionalismo laico e integralismo religioso, hanno risposto in pochissimi: solo dieci o quindicimila persone. Un vero flop, che speriamo sia seguito da un grande successo del pontefice, che è, in questo momento, l'ambasciatore di tutti, cristiani e non. Forse sarebbe bene pregare per lui…

Pino Morandini

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