venerdì 16 maggio 2008

Risposte Intervista Sanità Giustino Basso

S A N I T A’

29 gennaio 2007

1. Il fatto che i ticket sulla sanità siano stati imposti dall’attuale Governo nazionale con legge, non significa che per la nostra Provincia siano vincolanti. In altre Regioni, per esempio, non li hanno applicati. La nostra autonomia ci consente di discostarci da molte decisioni nazionali e ciò lo considero un dovere in materie, come quella sanitaria, in cui è in gioco la salute dei cittadini. La riprova sta nel fatto che sui ticket sulle ricette, pur previsti da Roma, l’Assessore provinciale ha fatto marcia indietro e li ha tolti, anche a seguito di mie iniziative politiche.

Ciò comporterà un mancato introito che va dagli 8 ai 10 milioni di euro, che la Provincia dovrà comunque sborsare allo Stato. Vien da chiedersi come li raccoglierà. Magari imponendo altri balzelli sulla gente?

2. Per nulla. E’ la protesta a difesa di quei cittadini e di quelle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese. Per questi un ticket, tantopiù sulla salute, può incidere pesantemente. Ed è sconcertante che a livello nazionale il solo centro-destra abbia protestato, nel silenzio assordante delle forze sindacali nazionali.

Faccio notare che alla sola sanità la Provincia destina circa duemila miliardi (di lire) all’anno.

3. Le dodici Regioni in cui quel ticket è stato applicato hanno esperimentato che ciò non ha prodotto risultati: ha ridotto gli accessi nei primi sei mesi e poi tutto è tornato come prima. Ci vogliono altre misure: per esempio, per i pazienti con visita prioritaria del tipo R.A.O. A (massimo tre giorni di attesa), perché non viene attivata dall’Azienda una lista ambulatoriale (come quella prevista per le priorità del tipo R.A.O. B) senza che i pazienti vengano indirizzati a sovraccaricare il Pronto Soccorso? E perché la visita specialistica o l’accertamento (rx, indagini ematologiche, ecc.) disposto dal medico di base in forma urgente non abilita il paziente ad adire subito il competente reparto ospedaliero, senza dover attendere il timbro del medico di Pronto Soccorso (evitando di sovraccaricare i medici del Pronto Soccorso già impegnati per visitare i pazienti non già esaminati dal loro medico)?

4. Questa “adozione” è di competenza dell’Assessore. Se vuole il mio parere, sono contrario al ticket imposto da Bolzano, perché lo considero ingiusto ed oneroso.

5. – 6. E’ assolutamente necessario che si favorisca un forte raccordo tra i medici di base ed i medici ospedalieri. Ed è indispensabile una contrattazione provinciale sulla Sanità, che preveda una reperibilità dei medici di base più estesa di quella attuale. E che rapporti il numero degli assistiti in proporzione delle diverse attività che il medico svolge. In tal modo si aprirebbero possibilità di lavoro anche per i giovani medici disoccupati. I medici di base vanno inoltre sgravati dall’eccesso di burocrazia.

7. Un primo modo è quello di tagliare gli sprechi, a partire da moltissime consulenze, alcune scandalose. Basta dare applicazione ad una mia legge sul tema. Un altro è assicurare che vengano effettuate in via pubblica (non a pagamento) anche alcune prestazioni specialistiche che spesso, per la ridotta disponibilità del monte-ore da destinare all’assistenza pubblica, sono di fatto realizzabili in ospedale solo a pagamento.

8. Quando la sanità pubblica non dà risposte adeguate, è evidente che il cittadino cerchi di tutelarsi con assicurazioni private. E’ un fenomeno che sento diffondersi. Dovrebbe suonare come un allarme per l’Assessore ed il Direttore dell’Azienda Sanitaria!

9. Nella sostanza l’unica forma di prevenzione è data dagli screening (sulla mammella, sul collo dell’utero, ecc.), certamente positivi ma non sufficienti. Potrebbe essere utile prevedere l’obbligo per il medico di base di richiamare periodicamente (per esempio una volta all’anno) i propri pazienti per controllarne lo stato di salute.

10. Far sì che l’Ospedale e l’assistenza sanitaria non siano un’Azienda e ciò a partire dall’attenzione ai più deboli. In particolare:

A. i pazienti terminali: ad essi va riservata una cura calda e premurosa sia dal punto di vista dell’assistenza nella linea indicata da un mio ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio provinciale lo scorso 21 dicembre 2006, che impegna la Giunta ad incentivare hospice per l’assistenza a quei pazienti e ad aumentare i relativi posti letto, nonché ad attivare posti letto per l’accoglienza dei pazienti post-acuti dimessi dalle strutture ospedaliere; sia dal punto di vista alberghiero: debbono attivarsi al S. Chiara stanze singole per i malati in fin di vita e stanze a due letti in luogo delle attuali a quattro o sei letti, superando il blocco dei relativi lavori di ristrutturazione disposto dalla Giunta!

B. gli invalidi e i diversamente abili: va istituita la figura di un medico-tutor per ogni Comprensorio, con il compito di seguire quei soggetti, assicurando che a ciascuno di loro vengano garantite le cure adeguate.

C. i pazienti ospiti delle Case di Riposo: va assicurata la presenza in dette strutture, ormai praticamente tutte pubbliche (I.P.A.B.), di personale medico assunto dall’Azienda Sanitaria, con possibilità di carriera, dotato di adeguata competenza e messo in grado di aggiornarsi professionalmente, senza la precarietà che oggi caratterizza tali figure professionali delle R.S.A., a parte la Civica Casa che ha un medico assunto con contratto a tempo indeterminato.

D. i bambini in difficoltà per varie cause e quelli non ancora nati: vedansi le proposte formulate in più occasioni.

cons. Pino Morandini

Nessun commento: