venerdì 16 maggio 2008

In difesa di Bressan e della C.E.I.

Trento, 30 marzo 2007

La protesta di alcuni Consiglieri ed Assessori del Comune di Trento in ordine agli interventi della Chiesa sui “DICO”, solleva questioni di non poco rilievo. Non si può negare che la politica debba anche riferirsi a principi dotati di valore assoluto, proprio perché sono a servizio della dignità della persona e del vero progresso umano. Per esempio, quello della famiglia come società naturale (che quindi viene prima dello Stato) fondata sul matrimonio, rappresenta una ricchezza che va custodita per il bene di tutti . Chi, infatti è inserito nella società dai genitori e dalla sicurezza del loro affetto, è forte di un “patrimonio incalcolabile di sicurezza e fiducia nella vita”.

Leggere questo senza preconcetti mi pare evidenzi la profonda laicità delle considerazioni svolte anche dalla recente “Nota” della C.E.I. sui DICO, cioè il fatto che il tema in questione non è confessionale ma primariamente di bene umano, e quindi di bene comune. Si tratta cioè di esigenze etiche radicate nell’essere umano ed appartenenti alla legge morale naturale. E se non pretendono in chi la sostiene la professione di fede cristiana, anche se la Chiesa le conferma e le tutela come servizio disinteressato alla verità sull’uomo e dal bene comune delle società civili. In questo suo servizio essa non intende esercitare un potere politico e men che meno eliminare la libertà d’opinione dei cattolici su questioni contingenti; bensì illuminare la coscienza dei cattolici (ma non solo), specialmente di quanti si dedicano all’impegno politico.

Tutto ciò non inquina la cosiddetta laicità. Non è forse la laicità la autonomia dell’ambito civile e politico da quello religioso ed ecclesiastico, ma non da quello morale? Valore, questo, che appartiene al patrimonio di civiltà che è stato raggiunto e che rappresenta un valore riconosciuto dalla Chiesa.

I cittadini, cattolici e non, hanno il diritto – dovere di cercare sinceramente la verità e di promuovere le verità morali sulla libertà, la giustizia, il rispetto della vita umana, ecc. Il fatto che alcune di esse siano insegnate dalla Chiesa, forse che fa venir meno la “laicità” dell’impegno che in esse si riconoscono?

Altra area estremamente delicata sul punto è quella concernente la libertà di coscienza. Ma questa non abbraccia forse il dovere di confrontarsi con tutte le fonti che possono pronunciare parole autorevoli in materia, e quindi con l’insegnamento del magistero? Ed in special modo di non soggiacere al “nostro caro io” (per dirla con Kant), ma piuttosto di pensare verso se stessi la critica più rigorosa?

Analogamente, nel mentre va decisamente difeso il principio del pluralismo dell’autonomia dei laici in politica, è a dire che esso concerne le questioni politiche, quello cioè che riguardano l’occasionalità delle scelte (es. se optare per la liberalizzazione o il monopolio dei servizi; o per un’economia di mercato o dirigista ecc.). Ma non posso ricondurre ad una mia pretesa autonomia la decisione su questioni fondamentali riguardanti la persona umana, cioè che ne mettano in gioco l’essenza stessa, come la libertà religiosa, la disponibilità della vita. la famiglia fondata sul matrimonio, l’educazione dei figli, ecc.

Per questo sono solidale con il vescovo Bressan e con la Chiesa.

Cons. Pino Morandini

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