Trento, 20 giugno 2006
A seguito della recente decisione del Parlamento europeo in materia di ricerca sugli embrioni umani, sarebbero utilizzabili “solo” le cellule degli embrioni soprannumerari destinati alla distruzione. Pure con questi limiti, la decisione rimane grave dal punto di vista etico, anche in relazione all’etica razionale.
Sono stati infatti oltrepassati dei principi – cardine che da sempre disciplinano la ricerca: quello che vieta di far prevalere gli interessi della ricerca sul rispetto della vita umana e quello che non consente la sperimentazione su esseri umani che non possono dare il loro consenso (per essi è giustificata solo la ricerca che arrecherà loro prevedibile beneficio).
Detti principi sono presenti in documenti specifici di carattere internazionale quali il Codice di Norimberga, il Codice di Helsinki, i codici deontologici medici fino all’ultima dichiarazione dell’U.N.E.S.C.O. del 2005 (vedi l’art. 6).
E’ naturale che coloro che intendono giustificare il superamento di quei principi razionalmente fondati, poggiano le loro tesi sulla non riconosciuta identità umana dell’embrione creato con i gameti umani.
Si sa che quella tesi fu avanzata sin dall’inizio (Relazione del Comitato Warnock del 1984) come una “decisione” assunta per conciliare “pubbliche ansietà” dopo un’ammissione decisiva, che è forse utile riportare testualmente: “ una volta che il processo di sviluppo (dell’embrione) è iniziato, non c’è stadio particolare dello stesso che sia più importante di un altro: tutti sono parte di un processo continuo…. Perciò da un punto di vista biologico, non si può identificare un singolo stadio di sviluppo dell’embrione al di là del quale l’embrione in vitro non dovrebbe essere mantenuto in vita”. (Report of the Committee of Human Fertilization and Embriology, chap. 17, p. 2).
Le ragioni della validità delle distinzioni nominali quali “pro-embrione”, “preembrione” o “ootide” o “prezigote”, non sono state mai confortate da validi motivi sul piano biologico, men che meno su quello antropologico ed etico.
Ne escono mortificati su questo punto non solo il pensiero cristiano ma pure la ragione umana e perfino l’interesse della ricerca scientifica, considerato che la ricerca sulle cellule staminali ha espresso, com’è noto, risultati significativi nell’ambito delle cellule staminali somatiche. Fra l’altro, senza danno alcuno per il soggetto da cui si prelevano.
Sembra allora che la spinta prevaricatrice venga da un progetto guidato da ideologie e da interessi finanziari.
Alla stregua del pensiero cattolico sussiste, per stare ai recenti pronunciamenti, l’appello di Benedetto XVI all’ultima Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita: “All’uomo è donata un’altissima dignità, che ha le sue radici nell’intimo legame che lo unisce al suo Creatore: nell’uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della salute, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale (cfr. Evangelium vitae, 57).
Sarà ora interessante osservare l’atteggiamento dei rappresentanti politici italiani in seno al Consiglio d’Europa, dove dovrà passare il deliberato del Parlamento europeo, atteso l’esito a larghissima maggioranza del referendum sulla legge 40, che fa divieto dell’uso - abuso dell’embrione umano.
Cons. Pino Morandini
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