venerdì 16 maggio 2008

NO ALL’INTERRAMENTO DELLA FERROVIA

Trento, 30 agosto 2006

NO ALL’INTERRAMENTO DELLA FERROVIA

Mi permetto di offrire un contributo in ordine all’idea di interramento della ferrovia introdotto nel P.R.G. di Trento con variante del 2001. Senza mettere in dubbio la buona fede dei proponenti, considero quella un’idea sbagliata per le seguenti ragioni.

L’idea del Boulevard nasce in Francia, a Parigi. Essa si presta per le grandi città, con lo scopo di valorizzarne la rendita fondiaria e di trasformare positivamente il volto della città. Ma trasferita su Trento, diventa dannosa per il bene comune, sia per ragioni tecniche che politiche. Quanto alle prime, pare che le previsioni edificatorie del Piano, gonfiate anche dall’indotto dovuto al Boulevard, siano comprese fra i 3.000.000 ed i 5.000.000 di metri cubi: un’enormità se comparate con le effettive esigenze della comunità cittadina, che notoriamente – calcolando sulle entrate dovute agli oneri di urbanizzazione – abbisogna di molto meno ( dai 180.000 ai 240.000 metri cubi annui di costruibile).

Sorge spontanea una domanda: perché tanto sovradimensionamento quando la volontà popolare ed il quadro programmatico -politico chiede una città a dimensione d’uomo, che non superi di molto la soglia dei 100.000 abitanti?

Si sa inoltre, quanto alle motivazioni tecniche, che l’interramento della ferrovia necessita di pendenze almeno al cinque per mille E ciò per garantire una determinata velocità ai convogli ferroviari. Vien da chiedersi che cosa si intenda fare in questa zona, delicatissima per le numerose falde acquifere che la caratterizzano, per garantire quel tipo di pendenza. Correlata con questo, sta poi l’opera dell’interramento vero e proprio della ferrovia, il quale per essere tale, deve scendere di almeno 10-12 metri, con tutto quello che ciò comporterà in una zona per l’appunto caratterizzata da una frequenza alta di rogge, corsi d’acqua, canalizzazioni di acque bianche e nere, ecc. Nessuno può sapere cosa succeda sull’innalzamento della falda per l’effetto diga e quindi nessuno potrà assicurare che le centinaia di interrati vicini all’Adige non vengano allagati per il conseguente innalzamento della falda. Se dovesse accadere, chi pagherà i danni? Fenomeno del resto già rilevabile ora, senza diga, ogniqualvolta il livello del fiume Adige è destinato a salire.

Non si può inoltre non restare perplessi, se si pensa che sinora si è sempre lavorato per avvicinare la città al suo fiume, ed invece, attraverso il piano Busquets, si sostituisce una barriera con un’altra fra l’Adige e la città! Né va sottotaciuto che la città ha più bisogno di sviluppo verso est in termini di scorrimento che non verso ovest. Ed invece si concentra tutto nella zona ovest della città stessa.

Ciò nondimeno, quand’anche il piano Busquets si potesse attuare - ma lo sanno in molti, anche in maggioranza che di fatto resterà inattuabile – è da chiedersi cosa ne accadrà delle politiche legate alla scelta strategica dell’alta capacità per il trasporto merci. Che ne succede della metropolitana di superficie? Pare infatti abbastanza naturale pensare che l’interramento interesserà al massimo due binari. Che ne sarà allora del progetto di metropolitana di superficie tra Trento e Rovereto? Se così stanno le cose, davvero interrare la ferrovia non ha alcun senso.

Decisivo appare poi l’argomento relativo ai costi, che lega saldamente il dato tecnico con quello politico. A fronte della complessità del progetto di interramento e di una così alta delicatezza dei lavori, i relativi costi saranno elevati ed andranno dai mille ai duemila miliardi di vecchie lire!

Vien da chiedersi allora, per venire a motivazioni di tipo politico, perché nonostante tutto ciò si intende procedere con il Piano Busquets. Anche perché, una volta adottato, un Piano va in “salvaguardia”. Ma così facendo si “inchioda” la città. Con la conseguenza che, dove andranno Boulevard ed interramento della ferrovia, non si realizzerà più nulla! Senza aggiungere che, ovunque i Boulevard sono stati realizzati, lo si è fatto per un traffico veloce! Altro che “oasi di verde”.

Il Piano Busquets, inoltre, non porta danni alla sola città di Trento. Se si dovesse realizzare il progetto che esso sottende, si configurerebbe una Provincia autonoma Trento-centrica, con grave danno della periferia. È infatti molto probabile che un investimento finanziario così alto a favore della città capoluogo toglierebbe notevoli risorse alla periferia.

Perché non prendere lezione dalla memoria storica che, in tema di pianificazione urbanistica attraverso il Piano Urbanistico Provinciale, aveva offerto al Trentino una soluzione attenta alla periferia, al suo popolamento e alla cura del suo territorio, proprio per evitare che l’asse dell’Adige venisse privilegiata?

Se non ricordo male, proprio in un programma politico di coalizione di governo sulla città, steso dalle forze politiche dell’attuale maggioranza, si dice che la città non deve espandersi incondizionatamente. Busquets, con la sua proposta dirompente, rischia di frantumare i rapporti di un territorio che è cresciuto con equilibrio. Nel tessuto urbano si legge la storia vissuta della città e si evidenzia il nuovo, nella continuità della tradizione. La dirompenza maggiore si legge nella proposta urbanistico- progettuale fatta sulle circoscrizioni Centro Storico – Piedicastello ed Oltrefersina, interessate quasi integralmente dal piano Busquets. L’interramento della ferrovia, il Boulevard, lo Scalo Filzi, tutte le nuove zone C5 di via Brennero, Trento nord (se non verrà stralciata) e Trento sud creeranno un mastodontico cantiere trentennale con cui la gente dovrà convivere in un caos totale.

Fortemente compromessa appare quindi l’attenzione alla “dimensione uomo” di cui è menzione nel citato programma di coalizione. Se poi si pensa che in Comune giacciono centinaia di domande di privati che chiedono di poter costruire e che queste vengono accantonate con la motivazione che si tratta di una variante “per opere pubbliche”, il quadro si completa. Ma quale “interesse pubblico”, se da un lato ne escono in buona sostanza favorite le Banche e dall’altro ne appare avvantaggiato qualche grosso speculatore?

Cons. Pino Morandini

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