venerdì 16 maggio 2008

LE CHIMERE? UNA CHIMERA

LE CHIMERE? UNA CHIMERA

Volteggiano leggiadri nel loro mondo i “sapienti” cattedratici (ed affini) tentati irresistibilmente dall’ennesima trovata tecnica. Ora la tentazione di turno riguarda un fantomatico ibrido uomo-animale. Il metà-uomo – metà-bovino – aberrazione che si commenta da sola – giungerebbe invece fra noi spinto dal lodevole (?) intento di tentare di fugare alcune tra le patologie neurodegenerative più gravi del nostro millennio. A saperlo prima, ai cristiani non serviva Gesù Cristo…!

Peccato che i citati “sapienti”, spronati da tanto zelo, rischino di dimenticare pure il loro mestiere. E’ infatti un immenso controsenso scientifico affermare che gli embrioni ibridi, ammesso che si riesca davvero ad ottenerli, serviranno a studiare i meccanismi di alcune gravi malattie umane. Perché – come spiega Angelo Vescovi, docente di Biologia cellulare all’Università di Milano – Bicocca ed autorità internazionale nel campo della ricerca sulle staminali – già all’interno di una cellula interamente umana, è spesso sufficiente la minima alterazione di un enzima della cellula per produrre uno stato patologico in un organismo. Immaginiamo cosa potrà accadere in embrioni ottenuti mediante fusione di una cellula somatica umana con un ovocita animale ovvero quando si accoppierà un nucleo di origine umana con il DNA di un bovino!

Com’è possibile credere che quello così ottenuto è un riferimento affidabile per combattere il diabete o il Parkinson, patologie in cui la morte delle cellule è data da piccoli squilibri?

Perché allora tanta enfasi data dai mezzi di comunicazione all’importanza della creazione di ibridi, considerate non solo le perplessità scientifiche, ma pure le primarie preoccupazioni etiche di fronte a procedimenti che riducono a cosa l’essere umano nella fase più debole e dipendente della sua esistenza, qual è quella embrionale? Per dimostrare che la scienza basta a se stessa pur se ridotta ad impazzito tecnicismo? O, come ammetteva Craig Venter, uno dei patriarchi della ricerca del genoma umano, per farsi “imitatori di Dio”? Molto più probabilmente per speranze di brevetti e di grandi guadagni, probabilmente a vantaggio delle stesse multinazionali farmaceutiche che si arricchiscono smerciando spesso illusioni nel candore dei laboratori.

Ricordo, vagando a ritroso sui sentieri della memoria, la mostra su “La scimmia nuda” inaugurata tempo fa a Trento. In pieno pensiero “darwinisticamente corretto” mirava, più o meno surrettiziamente, a dimostrare che ciò che distingue l’essere umano dal suo progenitore nella linea evoluzionistica, sarebbe poco più che…. l’uso dei vestiti. Colpisce la strana consonanza con la proposta del Governo spagnolo volta a dare a scimmie, gorilla, ecc. una sorta di carta dei “diritti umani”, sulla scorta del ragionamento che il patrimonio genetico in comune tra scimmia e uomo sfiora il 98%! Analogamente, oggi, la creazione di chimere, che si cerca di minimizzare parlando di ibridi uomo-animale al 99% umani, sa tanto di un sapere autoreferenziale che intende imporsi come verità indubitabile. A costo di apparire “retrogradi ed oscurantisti”, tenteremo sempre di riportare l’uomo al centro di tali movimenti “scientifici”.

Trento, 18 settembre 2007

Pino Morandini

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