Trento, 8 maggio 2008
Il can – can creatosi attorno alla pubblicazione, poi al ritiro, poi alla bagarre, poi a non si sa che legato alla diffusione on line dei redditi, mi lascia non poco perplesso. E non certo in quanto parte in causa: la pubblicazione delle dichiarazioni reddituali dei politici è stabilita in via legislativa per la nostra Regione, e dunque sotto questo profilo, mi sento d'avere già dato. Mi lascia perplesso per altre, ben più profonde, ragioni.
Una prima, marginale, rimanda ad un dato quasi (drammaticamente) folcloristico, ormai connaturato, alla vita pubblica italiana: le amministrazioni litigano tra loro, si sfidano a colpi di provvedimenti, di atti autoritativi e, dandosele di santa ragione, non solo si coprono di ridicolo, bensì mettono pure il cittadino in condizione di non sapere più che diavolo fare. Protagonisti dell'ultima tenzone, il garante per la privacy ed il sempre originalissimo viceministro Visco, cui la passione per tasse e gabelle gioca talvolta pessimi scherzi.
A parte questa nota di costume, trovo che la lista di proscrizione dei contribuenti via internet, sia una trovata di pessimo gusto. Eppure essa tradisce pur tuttavia un'anima preponderante dell'ormai defunto Prodibis:il disprezzo verso il contribuente, specie se dotato di un reddito medio- alto, la sua qualificazione più o meno come pollo da spennare e da lasciare al pubblico dileggio.
L'ultimo esecutivo s'è trascinato, fra l’altro, nella concezione grottesca tratta dall'interpretazione più falsa e pauperista delle dottrine marxiane secondo cui il reddito è qualcosa da dissanguare a fondo, per finanziare uno stato infallibile, pronto a prendersi cura, lui, e soltanto lui, d'ogni bisogno dei cittadini.
Odiavano a tal punto il reddito da ridurlo incredibilmente, tanto da impoverire la gran parte degli italiani!!
Ma non solo. Per completare questo loro disegno, ecco l'ultimo colpo di coda: far leva sul malsano voyeurismo che alligna in molti di noi e sbeffeggiare il frutto del lavoro di molti dinanzi all'intero universo telematico, dando origine a scambi e mercanteggi di notizie via web!!
Se questo è un modo per perseguire la “pace sociale”, siamo a posto. Tra l'altro, ciò ha pure una portata truffaldina: come se facessero il gioco delle tre carte, scaricano sui c.d. “ricchi” il malcontento sociale per l'impoverimento galoppante della popolazione, stornandolo da essi, che di certo in questi due anni al governo, nulla han fatto per alleviare.
Si potrebbe continuare ancora... facendosi alfieri di coloro che vedono bistrattato il proprio lavoro, che si sentono dare dai fannulloni, visto il basso grado che occupano nella classifica dei redditi. Oppure si potrebbe lamentare il fatto che, seppur Grillo, forse per motivi personali, abbia trovato una critica abbastanza cervellotica e poco plausibile alla proscrizione - ossia il fatto che essa darebbe una sorta di “vademecum” alla criminalità organizzata - qualche cosa di vero, nella sua affermazione, si può cogliere. Che dia un input all'aumentare dei reati contro il patrimonio, non si può infatti escludere. Non certo da parte delle varie mafie, però, che non hanno certo bisogno di questo. Ma da parte della microcriminalità, forse sì.
Decisiva appare comunque la pronuncia del Garante della privacy del 6 maggio che, respingendo le argomentazioni dell’Agenzia delle Entrate, dichiara illegittima la pubblicazione via Internet dei dati sui redditi e sulle tasse pagate: non solo perché contrasta con la normativa vigente (art. 69 D.P.R. 600/1973 e art. 66 bis D.P.R. 633/1972); non solo perché il codice dell’amministrazione digitale, se è vero che incentiva l’uso dell’informatica nella comunicazione dei dati della p.A., è anche vero che fa salvi i limiti fissati dalle leggi in vigore; ma pure perché la messa in circolazione dei dati in Internet appare sproporzionato in rapporto alle finalità di trasparenza.
E' vero che una (discutibile) norma legislativa, peraltro risalente nel tempo, autorizza una distribuzione dei dati reddituali comune per comune, da effettuarsi nei comuni stessi. Ma ciò è stato ben superato dalla manovra dello “sceriffo” Visco all'ultimo, triste, spettacolo. A forza di tasse, tasse, tasse e nient'altro che tasse, ci ha proprio...tartassato!!!
Pino Morandini
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