venerdì 16 maggio 2008

in solidarietà al prof. Agnoli

Trento, 16 ottobre 2006


Egregio direttore,

leggendo l'intervista al prof. Francesco Agnoli mi pare emerga chiara l'intenzione di presentare in modo un po' folkloristico l'intervistato.

In questo senso mi sembra vero, almeno in parte, il detto secondo cui spesso l'intervista la fa più l'intervistatore che l'intervistato.

L'articolo si apre subito mettendo in una luce un po' ridicola il prof. Agnoli, che viene presentato come un "crociato", cioè con i soliti stereotipi usati per demolire dall'inizio chi la pensa diversamente.
L'intenzione è già chiara. Poi si usano titoli forti, urlati, che sintetizzano sino al punto di banalizzare, ma che sono utili a rendere eccessivo, e quindi ridicolo, il personaggio.

Infine si cerca di trascinare l'intervistato in un ginepraio, passando dall' eutanasia, ai pacs, alla fecondazione artificiale, agli omosessuali...senza quindi che possa essere sviluppato un discorso completo. A quale scopo? Per fare rumore? Ed il vero pensiero di chi é intervistato?

Non è certo una novità: non per niente ci sono molti personaggi pubblici che non rilasciano mai interviste senza prima essersi assicurati di poterle rileggere prima della pubblicazione. Una cosa mi sembra certa:
leggendo gli articoli, non le interviste, del prof. Agnoli, si può essere d'accordo o meno, ma non si può dire di essere di fronte ad una persona che non cerca comunque di essere razionale, e che non assomiglia del tutto
all'Agnoli dell'intervista.

Esprimo piena solidarietà al prof. Agnoli.

C ons. Pino Morandini

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