Trento, 20 novembre 2007
Il Primario di Ostetricia e Ginecologia del S. Chiara, che ha appena proposto l'introduzione nelle scuole di anticoncezionali a partire dagli 11 anni, è da tempo il referente italiano dell'Ippf, l'associazione di pianificazione familiare più forte del mondo le cui origini, come ha ben raccontato la professoressa di Chimica dell'Università di Perugia, Assuntina Morresi, in appendice al libro "Contro il cristianesimo" (Piemme) di Roccella e Scarraffia,
risalgono alla femminista americana Margaret Sanger, teorica del
controllo delle nascite anche per motivi eugenetici. Costei si
batteva per "limitare e scoraggiare l'iper-fertilità di quelli
mentalmente e fisicamente inferiori". E aggiungeva: "E' possibile che
metodi drastici e spartani siano inevitabili per la società americana,
se si continua ad incoraggiare con compiacenza la procreazione casuale
e caotica che nasce dal nostro stupido e crudele sentimentalismo"; in
perfetta coerenza arrivava quindi a proporre la "segregazione e la
sterilizzazione" degli unfit, gli inadatti. Erano i tempi in cui in
America poveri, barboni e immigrati, venivano spesso sterilizzati o
rinchiusi in luoghi di prigionia, per evitare che si riproducessero,
contaminando così la purezza della razza anglosassone. Vista l'origine
della Ippf, dunque, bisognerebbe già solo per questo fare attenzione a
chi rimane nel solco di quella storia per promuovere prima l'aborto
chirurgico, poi quello chimico, ed infine la contraccezione per bambini
e bambine di 11 anni.
In proposito, mi permetto di ricordare due cose: anzitutto, che a
quell'età un bambino andrebbe educato a vivere bene le esigenze della
sua età, che non sono certamente quelle di fare sesso; in secondo
luogo, la virtù della purezza e della fedeltà non potranno mai essere
trasmesse ad un giovane, se già a scuola gli viene insegnato che la
cosa più normale del mondo è fare sesso a 11 anni, basta però che lo si
faccia con la plastichetta o la pilloletta giusta. Viene spontanea
una domanda: possibile che il dott. Arisi continui a presentare la
contraccezione come il rimedio per tutti i mali? Sappiamo bene che non è
così, come ha ben detto nell'intervista all’”Adige” Vittorio Baldini,
farmacista e studioso, e come si può leggere sul sito degli amici di
“Libertà e persona” (www.libertaepersona.org). Infatti le regioni
italiane in cui l'uso di anticoncezionali è maggiore, sono anche quelle
in cui si abortisce di più. Infatti, qualora il
contraccettivo fallisca, come può avvenire non così di rado,
pare a molti naturale ricorrere all'unico metodo che rimane per non volere il
figlio non voluto. Si ricorre cioè all'aborto, che Arisi ha sempre
sostenuto, salvo poi dire che gli aborti delle minorenni sono “casi
drammatici per la gravità delle ripercussioni sulla psiche della donna”
(“L’Adige”, 18/11/2007). Che le cose stiano così, lo si può capire anche
scorrendo la rivista diretta dallo stesso dott. Arisi, "Contraccezione,
sessualità, salute riproduttiva", numero 2, 2007. La rivista infatti
inizia con un articolo della dottoressa Manuela Lerda, che riporta
alcuni casi concreti di cui è stata testimone. La prima storia è quella
di Patrizia e del suo compagno. Scrive la Lerda: " Come contraccettivo
utilizzavano il condom, ma evidentemente qualcosa era andato storto...
decise di abortire. Sono passati sette anni: si è laureata, ma ancora
non sa bene cosa desidera dalla vita. E' diventata insicura e ancora si
tormenta su quella scelta che allora le era sembrata la migliore. Sta
ancora con quel ragazzo: non lo ama più, ma non ha il coraggio di
lasciarlo. La lega a lui il ricordo del bambino mai nato e della vita
che avrebbero potuto avere insieme, ma per colpa sua non hanno potuto
vivere. L'anno scorso sono finalmente riuscita a convincerla ad
iniziare psicoterapia, ma non è ancora pronta a perdonarsi". Poi la
Lerda parla di una certa Sheela, rimasta incinta anche lei: "il condom
si è rotto , lei ha già fatto il test" e la scelta successiva è stato
l'aborto....Conclude la Lerda: "sia che la donna cerchi di cancellare
il ricordo (di un aborto, nda), sia che continui a sentirne il peso, si
tratta comunque di un lutto che si porterà dentro tutta la vita. E' una
scelta che influenzerà anche il rapporto con il partner e con gli
eventuali partner successivi, una scelta che peserà nuovamente in caso
di altre gravidanze". La rivista medica del dott. Arisi, dunque, smentisce
Arisi stesso: l'aborto è un trauma, sempre, per le donne, qualcosa che
sovente una donna non si perdona per tutta la vita; la contraccezione è
una falsa soluzione, specie se viene indicata come la panacea. Perché
può fallire; perchè ha ripercussioni sulla salute delle donne; perchè
spesso apre la porta all'aborto; perchè fondare una educazione affettiva sulla
contraccezione significa dire ai giovani che il sesso può essere
tranquillamente disgiunto dall'amore. E, come diceva un cantante, "Non
c'è sesso senza amore, dura legge del mio cuore...".
Nessun commento:
Posta un commento