“SUL CENTRO DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE
ASSISTITA DI ARCO”
Scrivo a riguardo del lungo servizio del 31 gennaio sul reparto di procreazione medicalmente assistita di Arco.
Riguardo al servizio in questione, mi permetto di notare che l’entusiasmo, dinnanzi alle capacità della tecnica, che connota il servizio, non ha probabilmente permesso di mettere in luce una serie di motivi che spingono a guardare alle tecniche di fecondazione in vitro (Pma o Fiv) con grande prudenza. Anzitutto è noto che il ricorso a tali metodiche non è potenzialmente e statisticamente più efficace delle terapie per rimuovere la sterilità, terapie che purtroppo in pochissimi ormai portano avanti, a causa dello scarso giro di denaro che richiedono, ed a motivo dell’eccesso di fiducia nelle tecniche artificiali. Ma il problema più rilevante è che i bambini ottenuti con fecondazione artificiale non sono senza rischi: per la stabilità della coppia; per la salute della donna (ecco perché l’importanza della presenza di psicologi nei centri come quello di Arco), sottoposta spesso ad un vero calvario; per la salute stessa dei bambini concepiti.
Nel suo "Procreazione medicalmente assistita" (Armando, Roma, 2004), ad esempio, Manuela Ceccotti, psicologa e psicoterapeuta, riporta un’ indagine tratta da alcuni studi italiani ad opera di Eurispes (1990), Flamigni (1998), Sismer (1998), in cui risulta che in seguito a Fiv gli aborti vanno dal 18 al 30%; le prematurità, dal 9 al 18%; i parti gemellari, dal 20 al 35 %; i parti trigemini, che sappiamo associati a forti rischi per la madre e per i bimbi, dallo 0.5 al 6 %; la mortalità perinatale dal 13 al 17%; il basso peso alla nascita, dal 5 al 10%… Questi dati si accordano perfettamente con l’indagine effettuata sempre dall’ Adige, in data 24 gennaio, in cui si sottolineava l’aumento di bambini prematuri e di patologie neonatali, al Santa Chiara di Trento, proprio in seguito alla nascita del centro di Fiv di Arco. Sempre Manuela Ceccotti, a pagina 111 del testo citato, dopo aver messo in luce la connessione tra Fiv (o Pma) e parti multipli, ricordata anche dalla giornalista dell’Adige, afferma che "la mortalità materna è tre volte superiore nelle gravidanze multiple rispetto alle gravidanze singole, prevalentemente come conseguenza del maggior rischio di preeclampsia e di emorragia al parto (Nicolini e Hall). Per quanto riguarda i feti/neonati, molti sono i problemi derivati dalla prematurità. L'epoca gestazionale media per il parto è pari in media a 37 settimane per gravidanze bigemellari e 33,5 per trigemellari. La percentuale di nati di peso inferiore ai 1.500 g è del 10% per gemelli, 25% per trigemelli e maggiore del 50% per nati da gravidanze con quattro o più gemelli. Come conseguenza la mortalità perinatale è 4-5 volte superiore nelle gravidanze bigemellari e 9 volte superiore nelle gravidanze trigemellari… Anche quando i bambini sopravvivono sono comuni i problemi di ritardo del linguaggio e le difficoltà di apprendimento”.
E’ noto che proprio una tecnica molto utilizzata ad Arco, la Icsi, comporta svariati rischi per la salute del bambino, per molti motivi, che sono stati illustrati anche dall’inventore della tecnica stessa, il dottore francese J. Testart, nel suo “La vita in vendita” (Lindau). Tra questi la possibilità che il nascituro, essendo stato concepito con seme di padre sterile, sia anch’egli sterile, e che tutto il procedimento artificioso abbia conseguenze sul suo sviluppo neurologico. La rivista scientifica “Fertility and sterility”, del novembre 2007, ha sottolineato proprio la pericolosità della tecnica Icsi per il “cognitive development” del bambino, affermando che il quoziente intellettivo nei nati con Icsi è inferiore a quello degli altri bambini; mentre il dr. Flamigni, sui nati da Icsi, ricorda che la “letteratura riporta un lieve aumento dell’incidenza di anomalie dei cromosomi sessuali, da mettere in relazione con alterazioni genetiche presenti nel padre”.
Il fatto è che le tecniche di Pma procedono per tentativi, sperimentando spesso sulla salute delle donne e dei nascituri, e promettendo sovente molto di più di quello che riescono a dare. E’ bene che questo lo sappiano le coppie che vi ricorrono, indotte dal sacrosanto desiderio di maternità e di paternità, senza essere ingannate dalle promesse di una tecnica che si presenta come onnipotente, ma che non lo è affatto, come risulta da tutti gli studi riportati sulle riviste internazionali di medicina; senza doversi sottoporre a stress ed a spese ingenti che rischiano non di rado di rivelarsi inutili.
Personalmente sono dell’avviso che la giusta e profonda esigenza di maternità e di paternità debba trovare altre risposte: incentivando le cure contro la sterilità e semplificando e accelerando profondamente l’estenuante procedura che porta all’adozione, nella consapevolezza che vi sono comunque una maternità e una paternità affettive, psicologiche, di cuore, che sovrastano il pur comprensibilissimo desiderio di genitorialità naturale.
Pino Morandini
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