“Sulle dichiarazioni del Ministro Turco in merito alla RU486”
Il Ministro Livia Turco spesso non perde l'occasione, durante le sue
visite per celebrare la pillola abortiva RU486, presentandola
come un "farmaco sicuro". Peccato, che di "farmaco" non si
tratti: la RU486 non ha lo scopo di guarire, ma di far morire lentamente
un embrione umano sino alla settima settimana. E poi non è
vero che sia "sicuro". Molte indagini mediche, oltre che
studi di provenienza femminista, americani, italiani ed australiani,
mettono in luce alcuni fatti: anzitutto, l'aborto farmacologico
dura circa 15 giorni, tra l'assunzione della prima pillola e
l'espulsione dell'embrione, e cioè molto di più dell'aborto chirurgico.
In questo lungo lasso di tempo la donna può andare incontro ad
emorragie, crampi addominali, sanguinamenti continui, vomito,
mal di testa, vertigini…Per questo è invitata a non allontanarsi mai da
un centro di pronto soccorso, e ad essere pronta per un nuovo ricovero
d'urgenza in ospedale. Inoltre si trova spesso nella terribile
situazione di assistere direttamente, magari a casa o sul luogo di
lavoro, all'espulsione dell'embrione, fatto che suscita di solito un
trauma non indifferente.
Non sempre poi la RU486 ha successo:
accade talora che si debba intervenire anche chirurgicamente, o che il
bambino nasca ugualmente, ma con delle malformazioni. Non le pare, signor Ministro, che, per quanto il gesto di inghiottire una pillola sia apparentemente facile, si tratti di una pillola “particolare”, perché destinata ad interrompere un processo vitale in atto, scardinando in qualche
modo, violentemente, quello che la natura sta realizzando?
Questo è confermato dal fatto che le donne morte per RU486, almeno quelle accertate, iniziano ad essere tante. Tra i casi più celebri, riconosciuti anche dalla
FDA, si ricorda quello di Holly Patterson, una giovane ragazza
americana morta trascinandosi sul pavimento del bagno in preda ai
dolori; Oriane Shevin, figlia di un famosissimo medico francese, che
viene portata in ambulanza, tre giorni dopo la somministrazione della
pillola, con crampi, vomito e dolori addominali, e muore 12 ore dopo il
ricovero; e ancora: Nadine Walkowiak, una francese di 31 anni, Brenda
Vise, un'americana di 38, Rebecca Tell Berg, svedese di 16 anni …Sono
tutte storie brutte, raccontate ad esempio da Assuntina Morresi e
Eugenia Roccella nel loro "La favola dell'aborto facile", (Franco Angeli
editore), a cui si possono aggiungere le interessanti indagini del New
York Times e della Fda americana. Quasi nulla sappiamo, invece, di
quanto avviene nei paesi del Terzo Mondo, in Africa, India e Cina, dove
la RU486 viene somministrata senza nessuna precauzione e senza che le
donne abbiano la possibilità di interventi d'urgenza in caso di
emorragie o altro.
Un'ultima considerazione:
quando iniziò la campagna pro RU
486, molti ebbero a scrivere che la RU486 è "meno costosa
alla sanità pubblica dell'intervento chirurgico": questo è senz'altro
vero, ma bisogna capire se, per le donne, si tratti di un pregio o di
un difetto. Fermo restando che per il figlio è sempre qualcosa di letale
Pino Morandini
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