venerdì 16 maggio 2008

Riflessioni sulle nuove linee guida in materia di Procreazione Medicalmente Assistita

“Mamma, la Turco!

Il Governo Prodi fra pochi giorni verrà soppiantato dal nuovo esecutivo uscito dalle urne. In teoria tutti i suoi componenti dovrebbero limitarsi all’ordinaria amministrazione.

Appunto, in teoria.

In pratica, fra la nomina di centinaia di dirigenti delle più disparate (o disperate??) amministrazioni, ed altre amenità, l’attività del Governo in prorogatio ferve come non mai. Non v'è differenza nemmeno per ciò che concerne il merito, rispetto ai due anni trascorsi a Palazzo Chigi.

Fra di essi spicca, come spesso capita, la Ministra Turco, che, per l’occasione, comprende nel cilindro degli atti di “ordinaria amministrazione” la revisione delle linee guida per l’applicazione della l. 40/04 (“Norme in Materia di Fecondazione Medicalmente Assistita”).

Ordinaria amministrazione? Complimenti!!!!

Si sa che il Ministro mal digerì lo schianto che il popolo italiano inflisse alle sue idee con la consultazione referendaria del giungo 2005. Ed allora, prova a “cambiare la legge” per vie traverse, mutandone le direttrici applicative. Siccome poi va di moda, specie a sinistra, appellarsi in ogni dove alla “legalità”, pure lei, brandendo questa mannaia, fa un po’ quel che le pare.

Violando non solo la legge, ma pure la Costituzione, che emerge un bel po’ malmenata da un Governo che, ormai privo di quella fiducia parlamentare che costituisce, nella forma di governo della Repubblica Italiana, l’unica fonte di legittimazione del potere esecutivo, si comporta de facto come se nulla fosse.

Il tutto, ovviamente, in sordina.

La Turco afferma infatti di perseguire “la piena e corretta applicazione della legge 40”.

Bene. La vox legis s'è pronunciata, verrebbe da dire. Ma non è così, tutt'altro!! Il Ministro s'è arrogato il diritto di vulnerare le prerogative del Parlamento emettendo un atto in netto contrasto con la norma primaria che dice di voler applicare. In sostanza, è un'iniziativa in forte odore d'illegittimità. In quale modo?

Innanzitutto rimuovendo il divieto di diagnosi pre – impianto, in palese violazione della legge 40 appunto, che ha posto quel divieto per evitare il sacrificio di numerosi esseri umani. Poi, estendendo la “sterilità di fatto” rispetto alla previsione di legge.

Inoltre, usando a pretesto delle pronunce giurisprudenziali quantomeno di dubbia razionalità ed osservanza alla legge (tra l’altro di giudici di merito e di grado inferiore, manco della Suprema Corte, del Consiglio di Stato o della Consulta), stravolge il chiaro intento della legge. Perché, anziché puntare sui progressi scientifici che mirano ad attuare una ricerca diagnostica sugli ovociti, consente che tale attività assuma ad oggetto uno dei soggetti coinvolti nel processo fecondativo, l’embrione, mettendone a repentaglio la sopravvivenza. Ma ciò, oltre ad essere in contrasto con la legge, non è di aiuto alle coppie che desiderano avere un figlio.

Il tutto ha il sapore di una forte deriva eugenetica.

Francamente, non capisco quest’irrazionale corsa all’idolatria di qualcosa che, in sé, non è altro che una tecnica. Anche quella degli esperimenti nazisti era tecnica scientifica, eppure è stata condannata dalla storia!

Insomma, Nihil novi sub soli…

Certo, nel diktat Turco è apprezzabile l’intento di rafforzare il sostegno psicologico alle coppie infertili. Ma perché macchiare ogni provvedimento con lo spirito utilitaristico che spinge alla sopraffazione del più debole?

La speranza è che il nuovo ministro della Salute levi di mezzo quest’illegittimo provvedimento ministeriale ripristinando la “legalità”.

Certo, la legalità.

Se ne parla troppo, come se pure essa avesse un che di sacrale. Certo, la cultura del positivismo illuminista che ancor oggi ristagna non può che sospingere in tale direzione. Ma, mi si permettano due brevi notazioni.

Innanzitutto non credo che il mero ossequio formale alle leggi sia, di per sé, un valore. Per una concezione di Stato totalitario ed infallibile, di certo sì: esso richiede un'obbedienza totale da parte dei cittadini, per il fatto che gli apparati pubblici detengono il potere, non perché l'esercizio del potere in sé sia giustificato di volta in volta da un che di razionale.

Ma è la notte della ragione. Con conseguenze aberranti. Infatti, non si vedrebbe perché, divinizzata in tal modo la funzione legislativa, si dovrebbe biasimare chi obbedì, che ne so, alle famigerate “leggi razziali”. Non vi è alcun criterio per giudicare nel merito le norme, seguendo tale impostazione.

In secondo luogo, pur volendo aderire al pensiero degli adoratori della legge scritta, resterebbe pur sempre una comica contraddizione nel pensiero espresso proprio in questi giorni sul sito della “Luca Coscioni”. Vi si legge infatti: “con queste linee guida, Livia L'Amazzone non ha fatto altro che ristabilire la legalità”.

In effetti, per i radicali e chi come loro, la “legalità” è, talvolta, il pedissequo ossequio alle leggi (in realtà solo alle disposizioni che a loro aggradano di più...); altre volte invece il travisarle completamente. Per cui la “legalità” non è altro che un vestitino un pochino lacero con cui contrabbandare ciò che essi pensano e vogliono!

Comunque, dando uno sguardo al dibattito rinfocolato dall'atto di dubbia legittimità della Turco, si nota che molti hanno preso le distanze da questa sua boutade. Altri, compiacendola e capendo che esso null'altro è che un mesto canto del cigno, la snobbano in silenzio. Qualche allegro e presumibilmente inconsapevole eugeneta invece la appoggia.

Per quanto mi riguarda, dissento profondamente, come si sarà capito, dall'ennesima scappatella veteroabortista, dall'ennesima “ministra riscaldata”.

Pino Morandini

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