venerdì 16 maggio 2008

Il Regolamento Asili-Nido a Rovereto è davvero dalla parte dei Bambini?

Trento, 18 aprile 2008

REGOLAMENTO ASILI – NIDO A ROVERETO:

METTIAMO DAVVERO AL CENTRO IL BAMBINO.

Sono passati quasi sessant’anni dalla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo e dell’adolescente e si assiste ancora a posizioni o a determinazioni di assemblee elettive che, nell’affrontare la fondamentale questione educativa (a ragione definita “valore non negoziabile”) danno segnali quantomeno contraddittori, se non di grande disattenzione alla grandiosità della posta in gioco; il bimbo e la sua crescita integrale.

E’ notorio come il periodo 0 – 3 anni sia assolutamente determinante per la formazione della personalità del bambino. Eppure sovente le istituzioni se ne dimenticano.

Così ha fatto il Consiglio provinciale, bocciando un disegno di legge che, accanto all’incentivazione degli asili – nido, proponeva un servizio aggiuntivo di tipo familiare, particolarmente vicino alle esigenze del bambino e soprattutto alla sua crescita umana e psicologica.

Così sembra fare oggi l’Amministrazione roveretana, edittando un regolamento che pare più ispirato da logiche di risparmio che da un reale interesse educativo per quella delicatissima fascia di età che interessa la primissima infanzia.

Assegnare infatti un ruolo meramente consultivo al “Comitato di partecipazione” significava relegare i genitori – che, si badi, sono i primi titolari del diritto-dovere di educare i propri figli e nessuna istituzione, nemmeno la più alta, li può espropriare di tale fondamentale diritto – al rango di spettatori praticamente passivi di scelte che li riguardano direttamente, perché aventi come destinatari i loro figli.

Ma vi è di più. L’aumento (a 9) del numero dei bambini per ciascuna insegnante (si parla della fascia 18 mesi – 3 anni) è una scelta che si commenta da sola per la sua negatività.

E’ negativa innanzitutto per i bambini, ciascuno dei quali ha non solo bisogno il più possibile di una figura di riferimento unitaria, ma pure di un’insegnante che possa essere per lui, esaustivamente e soprattutto senza l’assillo generato dalla numerosità dei suoi pargoli, una presenza educativa e serena.

Ed è negativa per le insegnanti che ben sanno come, a fronte di un numero così alto di bambini, sia fortemente compromessa proprio la preziosità del delicato lavoro educativo che loro compete.

La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: un danno rilevante sulla crescita del bimbo, sulla didattica, sull’assistenza interna, ecc. Con il rischio del profilarsi di un “parcheggio” per bimbi.

Mi permetto di insistere fortemente affinché venga almeno mantenuto l’attuale rapporto numerico: 8 bimbi per insegnante, che mi pare arrivino fino a 15 nei casi di compresenza.

Molti obietteranno le difficoltà finanziarie che si frappongono a questo mio suggerimento.

Faccio notare che le risorse ci sono alla luce di un semplice dato di fatto, suscettibile di generare una proposta.

Il MART annota ogni anno un passivo di 9 milioni di euro, che viene sistematicamente ripianato dalla Provincia. Non solo: recentemente è stata perfino organizzata una sua mostra ad Hanoi (!), le cui spese, non certo di poca entità, sono ancora una volta ricadute sulle casse della Provincia, cioè su quelle di tutti i trentini.

Se si aggiunge che i visitatori del MART sono in calo e che appare sempre di più una struttura slegata rispetto alla sua città, ci sono tutti i motivi per ridimensionarla ed investire meglio le pubbliche finanze. Il primo modo è quello di dare un forte segnale della priorità del servizio educativo ai bambini 0 – 3 anni della seconda città del Trentino.


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