Trento, 18 luglio 2006
Quanto all’insegnamento della religione cattolica, sembra che l’orientamento che sta adottando la maggioranza, rappresenti un passo indietro rispetto all’esistente ed alle leggi dello Stato.
Con riferimento alla diatriba in atto in materia ed ai suoi presupposti normativi, mi preme far presente:
- che l’insegnamento della religione cattolica non è tout court facoltativo. Lo è fino alla scelta delle famiglie e degli studenti maggiorenni. Ma per coloro che hanno scelto di avvalersi di quell’insegnamento, questo è insegnamento di pari dignità a tutti gli altri;
- quanto alla valutazione, è infondato affermare che il “voto”di religione (che poi è un giudizio) faccia media. Non lo è mai stato. Peraltro, come ogni altra attività di insegnamento, ha la sua valutazione e con le modalità equivalenti agli altri insegnamenti. Idem per i crediti. Vedansi in proposito:
a) la deliberazione della Giunta provinciale di Trento del 28/10/94;
b) la sentenza del T.A.R. di Trento n. 187 del ’94 (pubblicata il 12 giugno di quell’anno);
c) l’ordinanza ministeriale n. 128 del 14/05/99, art. 3, secondo e terzo comma.
Perché, mi chiedo, si deve indietreggiare rispetto all’oggi, definito dalle succitate normative e pronunce locali e nazionali? Temo per pura e semplice ideologia. Il che si commenta da solo, tantopiù su temi così importanti.
Cons. Pino Morandini
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