venerdì 16 maggio 2008

Il Discorso di Benedetto XVI a Ratisbona

19 settembre 2006

Fa riflettere la distorsione cui è stato sottoposto il celebre discorso tenuto dal Papa in Germania, all’Università di Regensburg: sono state estrapolate alcune frasi, senza comprenderne il senso globale, per schierare improvvisamente Benedetto XVI in una guerra santa contro l'Islam. Un'opera di falsificazione che ha dato subito i suoi frutti, incendiando un mondo islamico già inasprito da due guerre del Golfo e dalla guerra in Libano, ed incapace purtroppo di distinguere tra l'Occidente laicista ed il pensiero cattolico, che non si identifica con l'Occidente tout court, perché è universale. Chi ci ha rimesso le penne? Chiaramente, e come spesso è accaduto, le comunità cristiane sparse per il mondo, in balia del più forte, oggetto di vendette ingiustificate, esattamente come dopo la vicenda della maglietta di Calderoli.

Qualcuno se ne sta qui, comodamente seduto accanto al suo computer, e poichè il discorso del Papa è troppo profondo e filosofico, ne estrapola un pezzo, smembrandolo senza rispettarne il significato, e prescindendo dal contesto in cui è collocato. Ad una lettura completa del testo, appare infatti chiaro che il giudizio dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo sia stato utilizzato da Benedetto XVI per sviluppare alcune considerazioni sul tema del rapporto tra violenza e religione, concludendo con un deciso rifiuto della motivazione religiosa della violenza, da qualunque parte essa provenga. Il Papa pertanto non ha scritto per attaccare l'Islam in sé, dedicandogli appena poche righe, in un discorso assai lungo sul protestantesimo, la scienza, la filosofia greca nel suo rapporto col cristianesimo… Nell’omelia del giorno prima, poi, Ratzinger aveva sottolineato come l'Occidente secolarizzato possa essere visto, a ragione, con paura dai popoli asiatici e africani, ed ha ammonito quell’Occidente affinché eviti “il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà”.

Ma la condanna all'Occidente laicista importa poco ai laicisti dell'Occidente. Interessa probabilmente di più accendere gli animi. Eppure la storia di Benedetto XVI è molto chiara, cristallina, solo che si voglia guardare la realtà senza pregiudizi: mai Ratzinger ha smentito le posizioni del suo predecessore, che dal 1991 ha urlato parole accorate contro l'intervento armato in Iraq, prevedendo che avrebbe dato la stura ad altri scontri ed a tantissimo sangue. Scriveva Giovanni Paolo II, in uno dei tanti messaggi contro la guerra: "Le notizie giunte durante la notte sul dramma in corso nella regione del Golfo hanno generato in me e in tutti voi sentimenti di profonda tristezza e grande sconforto. Tale amarezza è resa ancora più profonda dal fatto che l'inizio di questa guerra segna anche una grave sconfitta del diritto internazionale e della comunità internazionale. In questo periodo di grandi pericoli, vorrei ripetere con forza che la guerra non può essere mezzo adeguato per risolvere completamente i problemi esistenti tra le nazioni" (Ai collaboratori del Vicariato di Roma e della Segreteria di Stato, 17 gennaio 1991). Benedetto XVI è sempre rimasto su queste posizioni, senza mai aprire la porta all'idea di uno "scontro di civiltà", ed anzi condannando più volte anche l'ultima guerra in Libano (per lo più ignorato dalla stampa).

Come concludere? Che sarebbe bello che certa stampa occidentale fosse più accorta e precisa, per evitare di inasprire ulteriormente gli animi, soprattutto in anni così delicati, e che il mondo islamico fosse più attento alle vere parole del Papa, senza lasciarsi trascinare a reazioni scomposte e assurde dalle fazioni fondamentaliste e violente.

Pino Morandini

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