Trento, 21 settembre 2007
È di queste ore la notizia della celebrazione dell'anniversario di porta Pia da
parte del professor Bonmassar, ideatore del referendum per l' abolizione
del sostegno provinciale alle scuole paritarie.
La celebrazione del 20 settembre è da sempre un classico ritrovo di radicali, repubblicani e
massoni, che vedono in quell'episodio un momento glorioso della lotta
degli anticlericali italiani contro la Chiesa. Non è qui il luogo
adatto per trattare problemi inerenti la maggior o minore utilità per
il Papa di essere sovrano di uno Stato. E' però un dato certo che la
breccia di Porta Pia avvenne come aggressione di uno Stato, quello
italiano-piemontese, ad uno Stato sovrano, lo Stato della Chiesa, senza
alcun motivo e contro il diritto internazionale.
Lo Stato italiano, infatti, aveva provato in ogni modo a finanziare ribellioni al Papa nel
territorio della Chiesa, senza affatto riuscirci, in quanto il popolo
romano preferiva il regno pontifico a quello sabaudo. Si ricordi che in
quegli anni i Savoia si resero protagonisti di ingiuste guerre di
aggressione, di plebisciti farsa e di assurdi balzelli imposti dovunque
al popolo italiano. Inoltre se nello Stato pontifico non esisteva il
servizio militare, lo stato sabaudo, invece, imponeva ben tre anni di
leva obbligatoria a tutti i giovani. Vari storici e molti letterati, da
Verga a Pirandello, a Tomasi di Lampedusa, ci hanno raccontato quanto
poco illuminata fosse quella monarchia sabauda che impose dovunque,
nel Paese, le sue leggi, i suoi costumi, la sua lingua, calpestando
tutto ciò che già esisteva. Gramsci stesso indicò il risorgimento come
una rivoluzione fallita, senza il popolo e spesso contro di esso,
a vantaggio della borghesia liberale piemontese.
In ogni modo la
nostalgia di Bommassar per quella che fu una guerra di aggressione,
spiega bene quale sia il vero intento del suo referendum: un attacco
ideologico al mondo cattolico. Bonmassar sa benissimo, come chiunque si
occupa dell'argomento, che le scuole paritarie non sono un onere per lo
Stato, anzi, sono un grande risparmio e che le richieste di iscrizione alle stesse sono spesso assai numerose al punto da non poterle accogliere tutte. Sa benissimo, allo stesso tempo,
che un certo finanziamento ad istituti che svolgono un servizio
pubblico è assolutamente in linea con la Costituzione, come hanno ribadito
in mille occasioni la Corte costituzionale stessa e il Consiglio di Stato e come dimostrano le
discussioni parlamentari sull'articolo 33 della Costituzione ampiamente documentate da lavori preparatori. Eppure Bonmassar
insiste nella sua personale battaglia, che non serve a nulla agli
iscritti del suo sindacato e che fa nascere spontanea una domanda: non
è che sia tutta una operazione politica? Vedremo Bonmassar candidato
alle prossime provinciali? Altrimenti non si capirebbe la sua battaglia
contro i mulini a vento. A meno che non sia appunto solo ideologia: in
tal caso ricordi, il professore, che l'istruzione elementare, in
Trentino, si deve al beato Stefano Bellesini, non ad un sindacalista
della U.i.l., e che gran parte degli asili, delle scuole professionali e
di tutti quegli istituti che si sono sempre occupati dell'istruzione
dei poveri e dei meno abbienti, ha origine in quel mondo cattolico che
lui avversa e odia. Faccia pure politica, se vuole, ma non a spese
del sindacato e della comunità!
Nessun commento:
Posta un commento