Trento, 26 gennaio 2006
La proposta, mirante a dare attuazione alla parte preventiva della legge 194, è stata ritenuta non solo inaccoglibile, ma nemmeno degna di discussione nel merito, in quanto bloccata da un ordine del giorno (presentato dal gruppo dei DS e votato anche dalla Margherita) che ne ha impedito la discussione articolata.
Tutto ciò nonostante il sottoscritto si sia mostrato disponibile – attraverso la presentazione di emendamenti – a modificare il testo nelle parti che avevano sollevato qualche riserva, relative alla presenza dei volontari per la vita nei Consultori e alla garanzia della riservatezza.
A fronte di questa apertura e disponibilità, la maggioranza di governo ha anteposto la logica dell’appartenenza e del pregiudizio ideologico, nonostante l’evidente disagio in cui si sono trovati i consiglieri della Margherita Viganò e Lunelli che pur hanno condiviso la delicatezza dell’argomento ed il dramma in cui si trovano molte donne, lasciate sole ad affrontare una decisione dai risvolti umani e psicologici dirompenti.
Nel rispetto della superatissima logica di schieramento, tantopiù su temi di tale portata, si è voluto impedire la discussione su un problema che, per entità numerica (1.316 aborti nel solo Trentino nel 2004) e risvolti umani, ha estremo bisogno di provvedimenti legislativi precisi e chiari al fine di garantire alla donna che chiede l’aborto il diritto ad una completa informazione (c.d. consenso informato) sia sugli aiuti possibili sia sui rischi fisici e psichici dell’aborto, ecc. e ad una maggiore attenzione al problema della prevenzione.
In presenza di dati allarmanti e della situazione per la quale nella stragrande maggioranza dei casi a chi ricorre al consultorio non viene prospettata alcuna alternativa, non bastano impegni verbali, occorrono strumenti legislativi che garantiscano informazione, tutela e soprattutto aiuto a superare lo stato di tremenda solitudine in cui viene a trovarsi la donna. E debbono essere legislativi, considerata la posta in gioco sia per la madre sia per il figlio.
E’ quanto si proponeva la legge da me presentata. Ha invece davvero stupito e amareggiato la chiusura ideologica e preconcetta dimostrata da D.S. e Margherita, il cui esito ricade ancora una volta sulle donne in condizioni di particolare difficoltà, cui viene in tal modo negato quel diritto ad una compiuta informazione, che è ormai richiesto ovunque per pratiche mediche ed anche per molte pratiche farmacologiche.
Pino Morandini
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