venerdì 16 maggio 2008

Sanità Trentina e Personale Insufficiente

Trento, 3 marzo 2006

Le recenti prese di posizione dell’Assessore alla Salute circa l’“assunzione” di una serie di unità di personale – enfatizzate in vario modo – meritano alcune riflessioni ed esigono delle controproposte.

Che vi sia un enorme bisogno di personale sanitario è sotto gli occhi di tutti: la pressoché totalità dei reparti è ridotta praticamente all’osso. Non solo: chi è assente per malattia, anche lunga, non è sostituito (se l’indisposizione non supera i quaranta giorni); mentre chi va in pensione, non viene sostituito.

Quanto alla situazione dei reparti, per fare un esempio, si noti che al Pronto Soccorso di Villa Igea sono assegnati tre medici ortopedici, cioè lo stesso organico su cui quel medesimo Pronto Soccorso poteva contare venticinque anni fa! Si pensi di quanto, nell’ultimo quarto di secolo, sono aumentate le probabilità di traumi, considerato l’elevato numero di veicoli in circolazione, la considerevolmente aumentata frequentazione degli sport, specie invernali, ecc.

A fronte di ciò l’Assessore alla salute risponde dichiarando l’intenzione di assumere alcune figure di personale sanitario.

A parte il periodo, certamente non sospetto, in cui cade siffatta dichiarazione, è noto come essa, prima di concretizzarsi (prima, cioè, che si possa realmente assistere a dette assunzioni) deve vedere la previsione dei posti, da parte dell’Azienda Sanitaria, nella relativa pianta organica, il corrispondente finanziamento, i concorsi e, quindi, salvo qualche altro eventuale adempimento burocratico, l’assunzione vera e propria. Il tutto con un lasso di tempo tutt’altro che esiguo. Ed i cittadini aspettano.

Ma se l’attesa, per quanto (purtroppo) lunga, fosse alla fine premiata, passi. Il fatto è che, in molti casi, essa è destinata a rimanere delusa. Perché? Perché sovente i concorsi (si pensi, ad esempio, a quelli per infermieri, per anestesisti, per radiologi, per fisioterapisti, per tecnici di radiologia, ecc.) sono assai poco frequentati (se va bene, vi rispondono candidati destinati a coprire all’incirca più della metà dei posti).

Mi pare giocoforza, a fronte di una simile situazione, che non si debba rispondere con rimedi “a tampone” (come fanno le anzidette intenzioni di assumere), bensì chiedendosi il perché di simili accadimenti e quindi progettare iniziative a breve, medio e lungo termine che siano capaci di far conoscere la bellezza e la motivazione di bene insita in ogni professione sanitaria, anche di attrarre e gratificare in vari modi (ivi compreso quello finanziario, ma non solo) i loro addetti.

Mi pare che qui si collochi uno dei punti cardine dell’attuale situazione della sanità trentina. Se, per esempio, varie figure professionali, tra quelle dianzi menzionate, emigrano in altre regioni, si tratta di individuarne i motivi ed esaminarne le cause. Evitare emorragie di professionalità e di cervelli, di cui il Trentino anche in campo sanitario è dotato, è un dovere primario di chi governa la sanità trentina, tantopiù se si pensa che le risorse finanziarie sono consistenti (circa 1.700 miliardi all’anno, parlando ancora in termini di vecchie lire!).

Non è però solo o tanto un problema economico. Anche questo. E’ anche una questione di gestione e di governo della sanità. Ed è pure un problema di sostanza, non solo di facciata.

Non bastano, infatti, a mio parere direttive ed obiettivi dati dalla Giunta provinciale all’Azienda Sanitaria. Tantopiù se le direttive, come nel caso di quelle concernenti i medici, scaricano su di essi scelte non fatte da chi ha responsabilità di governo (e tre giorni di sciopero, mai verificatisi sino ad oggi nella sanità trentina, mi sembrano eloquenti). O se, analogamente, gli obiettivi imporranno all’Azienda Sanitaria di aprire servizi pur non avendone la forza. Con la conseguenza di avviare servizi, quali ad esempio Neurochirurgia, destinati purtroppo a risolversi in operazioni di facciata. “Raschiando il barile” delle dotazioni di personale per corredarla di qualche unità, ma di fatto non riempiendola di quei reali contenuti di cui avrebbe bisogno per essere all’altezza del delicato compito cui è tenuta.

Cons. Pino Morandini

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