Trento, 16 marzo 2006
Sulle recentissime decisioni della Giunta in materia di edilizia agevolata.
Esprimo non poca preoccupazione per le recenti determinazioni assunte dalla Giunta provinciale in ordine all’edilizia agevolata. Già essa era stata trattata da cenerentola del settore allorquando, lo scorso anno, con decisione improvvisa e mai assunta prima dalla Giunta, era stato precluso ai cittadini interessati di presentare le rispettive domande. Frustrando legittime loro aspettative e mettendo in forse numerosi atti preparatori (contratti preliminari o compromessi già stipulati, ecc.).
Ora, in una recente deliberazione, la Giunta interviene sulla materia, riaprendo i termini ed enucleando una serie di criteri sui quali mi sia consentita una valutazione assai preoccupata.
Il conferire un punteggio aggiuntivo ai richiedenti che risultano collocati in posizione non utile delle graduatorie 2005 (domande 2004) e si vedono costretti a reiterare per mancanza di fondi le loro domande nel 2006, se da un lato può sembrare un doveroso risarcimento di aspettative ingiustamente frustrate, d’altro lato configura un’odiosa discriminazione fra cittadini, il cui bisogno di aiuto dovrebbe essere soppesato con la massima equità.
Il bisogno di casa è infatti una realtà contingente che va soddisfatta in prospettiva, a meno che non si voglia introdurre un ulteriore nuovo parametro di merito, costituito dal grado di permanenza nel bisogno insoddisfatto.
Fatte queste premesse si può convenire con l’idea di dare una “chance” in più a chi si è visto sfumare sotto gli occhi l’opportunità di ottenere un contributo che con i trend finanziari del passato gli sarebbe spettato.
Giova però ricordare che questo “bonus” nel punteggio non deve costituire una vera e propria corsia preferenziale, perché in tale ipotesi meglio sarebbe trovare dei fondi “ad hoc” destinati a quella graduatoria. Portare elementi di distinguo troppo marcati all’interno di un gruppo omogeneo di domande, oltre a costituire un innegabile elemento di parzialità, elude anche il principio di imparzialità che sta alla base di un corretto modo di intervenire ed amministrare e che ha fondamento costituzionale.
Un altro elemento che ha destato perplessità è quello che prevede di finanziare prioritariamente, attraverso il peso dato ai diversi parametri di valutazione stabiliti dai criteri, una fascia di cittadini rappresentata da nuclei familiari di tre persone con reddito medio di 2.000 euro mensili.
Coloro che sono al di sotto di tali soglie e coloro che sono al di sopra sembrano condannati ad una maggiore incertezza nell’ottenimento del contributo.
Se escludere chi è più benestante può avere una ratio, escludere i più bisognosi sembra concettualmente più arduo, soprattutto è politicamente inaccettabile.
Detto brutalmente, i succitati criteri sembrano partire dal presupposto che chi ha poca capacità economica ha scarse probabilità di portare a termine gli interventi cui aspira e meriterebbe pertanto meno considerazione!
Se da un punto di vista ragionieristico ed economicistico il concetto non fa una grinza, da un punto di vista umano è inaccettabile perché non tiene conto della solidarietà fra parenti e dello spirito di sacrificio di chi coltiva un giusto sogno: quello della casa.
Sospingere folle di bisognosi animati da intraprendenza e coraggio verso la casa pubblica oltre ad aggravare il già congestionato mondo dell’ITEA, toglie al cittadino uno dei più sacrosanti diritti sanciti dai nostri ordinamenti e dal nostro costume, cioè quello della casa in proprietà.
Altra pecca che si coglie nei nuovi criteri del Piano straordinario per la casa è quello di aver gettato a mare tutti quei dettagliati meccanismi di graduazione di bisogno e di merito previsti dalle norme della L.P. 21/1992, introducendo al loro posto pochissimi parametri, standardizzati e di scarso peso.
In poche parole, in nome di un alleggerimento burocratico per gli uffici, si è sacrificato tutto un sistema che, seppur laborioso e da migliorare, garantiva una sorta di collaudata equanimità.
Una simile rivoluzione avrebbe quantomeno richiesto una più approfondita e diffusa simulazione dell’impatto in termini di soddisfazione della domanda anche sotto l’aspetto qualitativo oltre che quantitativo.
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