Trento, 20 aprile 2005
Il ddl 43 : un vulnus alla democrazia e al metodo.
Il ddl 43, proposto dalla Giunta provinciale e concernente la “Partecipazione delle istituzioni locali e delle professioni sanitarie per la realizzazione delle politiche per la salute e modificazioni della legge provinciale 1° aprile 1993, n. 10 (Nuova disciplina del servizio sanitario provinciale)”, approvato oggi dalla IV Commissione legislativa, configura alcune violazioni sia nel metodo che nella sostanza della democrazia assembleare.
Quanto al metodo, è innanzitutto davvero singolare che, nel mentre la primissima espressione del titolo del provvedimento legislativo recita “Partecipazione delle istituzioni locali…”, si cancelli con detto provvedimento la partecipazione della massima istituzione locale: il Consiglio provinciale.
Ad esso è infatti sottratta la competenza ad approvare il Piano provinciale per la salute dei cittadini, competenza che aveva sino ad oggi, per conferirla alla Giunta. Ma su questo torneremo.
In secondo luogo, appare davvero strano che, nel mentre la Giunta ha depositato la proposta di riforma istituzionale, che sta iniziando il suo iter, si risolva attraverso alcune norme del disegno di legge in discussione di creare sovrapposizioni istituzionali, anticipando a tratti la relativa riforma.
In terzo luogo, la proposta in discussione anticipa, in qualche sua parte, la modifica della l.p. 10/’93, istitutiva dell’azienda sanitaria. E’ davvero un metodo riprovevole, tantopiù nella prima parte della legislatura, quello che anticipa, in modo frammentario, brani di una riforma, per giunta su un versante, come quello sanitario, assai delicato, che richiederebbe per ciò stesso una sua disciplina organica e complessiva.
Quanto alla violazione della democrazia assembleare, essa si concretizza nella norma (art. 4) che priva il Consiglio provinciale della competenza, sino ad oggi sua propria, di approvare il Piano provinciale per la salute dei cittadini, per attribuirla alla Giunta. E ciò è davvero discriminatorio in un sistema, come quello trentino, in cui vige una legge elettorale che premia in misura esorbitante le forze di maggioranza e che, alla stregua del nuovo regolamento d’Aula, garantisce una approvazione celere dei provvedimenti.
Nel merito, la cennata privazione si appalesa maggiormente antidemocratica, se si pensa che il Piano provinciale per la salute dei cittadini è un argomento di rilevante portata sociale, sanitaria e pure finanziaria, intervenendo sulla sostanza dei servizi sanitari ed impegnando ogni anno circa 1700 miliardi di vecchie lire, quindi una fetta enorme dell’intero bilancio provinciale.
Pino Morandini
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