venerdì 16 maggio 2008

La Saga dell'Orso Perduto (life ursus..mors hominum)

La saga dell’orso perduto.

Si sa che da alcuni anni è stato avviato nel territorio della Provincia il progetto “Life Ursus”, volto a favorire il reinserimento dell’orso bruno (verso il quale sia chiaro non ho nulla di personale, anzi!!) nell’ecosistema trentino. Un progetto gravante, sin dai suoi esordi, oltre ogni ammissibilità sul bilancio pubblico,(a tutt'oggi oltre 3 miliardi delle vecchie lire), il quale si vede “stringere” invece sui fronti caldi delle reali emergenze (costi dei servizi, rette delle Case di Riposo, ecc.). Cosa conta che il simpatico plantigrade terrorizzi persone, sbrani armenti, devasti pollai, sventri alveari, compia altre varie amenità (risarcite dall’ente pubblico)? Nulla. Conta il fatto che alla stragrande maggioranza degli intervistati detto progetto “vada bene”.

Nemmeno interessa che il povero orso, ormai divenuto superstar, probabilmente nell’ambiente della nostra regione non si trovi bene. A ben pensarci, in effetti, il Trentino odierno si presenta in modo leggermente diverso rispetto alla landa aspra e desolata che per millenni fu casa per il timido onnivoro. Tuttavia questa dichiarazione, che può avere un minimo di buonsenso, non è capace neanche lontanamente di frenare la volontà politica di dar corda ad un ambientalismo che pare davvero eccessivo. Che non sfugge ad una forte contraddizione. Esso infatti non si limita a scaricare sull’uomo i costi sociali di certe topiche, bensì imprigiona gli stessi animali in un territorio che molto probabilmente sentono inadatto, ostile, minaccioso…

La piccata risposta (quasi si trattasse di lesa maestà) al parroco che a ciò s’è opposto è degna prosecuzione di tale “saga dell’orso perduto”, la quale pretende pure d’impreziosirsi con la citazione mutuata dal “Cantico delle Creature” di S. Francesco: “Sia lodato mii Signore…e con tucte le tue creature”.

Tale replica non risponde in alcun modo alle lagnanze espresse, certamente non per capriccio, da don Vigilio Covi. Il quale s’è limitato ad esternare un sentimento che è possibile trovi un certo riscontro nelle terre infestate dagli effetti di “Life Ursus”. L’amministrazione, di ciò, pare altamente disinteressarsi. E s’allinea perfettamente alle direttive impartite dai rispettivi vertici.

Non resta dunque che una considerazione da trarre dinanzi a tale atteggiamento antiumanitario dei poteri pubblici: concludere che probabilmente sarebbe opportuno lasciare che gli orsi (e, perché non in un futuro non lontano pure alligatori, anaconde, pitoni, ecc….in fin dei conti qualche millennio fa conducevano spensierata esistenza fra questi “nostri” monti) continuino ad imperversare sugli spazi che in anni lontani orribili esseri detti “uomini” strapparono con sforzo alla natura. Sarebbe opportuno perciò potenziare il programma di ripopolamento dei plantigradi. E, perché no, lasciare gli orsi liberi di farla finalmente da padroni sul suolo redento ad essi strappato.

Pino Morandini

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