Trento, 24 gennaio 2006
Quale Presidente (sia pure in prorogatio) dell’U.D.C. provinciale, sento il dovere di rivolgermi primariamente agli iscritti ed ai simpatizzanti, nonché a tutti coloro che hanno a cuore la riproposizione dei grandi valori nell’attuale contesto sociale e politico.
Lo faccio non certo ignaro di quanto è accaduto nell’ultimo Congresso provinciale del Partito, epperò convinto che questo sia il momento di serrare le fila e lavorare insieme per l’unità: bene certamente difficile da costruire, ma assolutamente essenziale, sia per la nostra storia sia per la missione a cui siamo chiamati sia per gli impegni che ci attendono.
La nostra storia si riannoda all’esperienza della D.C., i cui meriti storici sono assai più grandi delle sue colpe: ha battuto il comunismo sul terreno della democrazia; ha successivamente portato l’Italia ad un livello di benessere economico di tutto rispetto; ha difeso la pace ed avviato la costruzione dell’Europa.
All’interno dell’attuale sistema politico c’è ancora bisogno – forse ancor più di ieri – dei valori propri della tradizione democratico-cristiana.
Dopo una fase di scomposizione, che ha disperso e reso spesso inefficace la presenza dei cattolici nella vita pubblica italiana, il primo reale segno di ricomposizione si è concretizzato nell’unificazione tra C.C.D. e C.D.U.. Attraverso di essa due spezzoni di un preciso filone culturale si sono messi insieme per dare una testimonianza più efficace e per promuovere meglio la cultura cattolico-democratica e quella che si riconosce comunque nei valori fondanti di uno Stato di diritto, a partire dalla dignità della persona umana.
Al centro del nostro simbolo comune sta lo scudo crociato, emblema della lotta per portare i valori cristiani – che non sono una cosa diversa dai valori umani, naturali, come amava sottolineare Sturzo, partendo dal valore più universale, razionale e umano, qual è quello della persona – al centro della società italiana.
L’egemonia culturale promossa da Gramsci, che per lungo tempo ha dominato nel nostro Paese, ha tentato di disconoscere spesso quei valori e di ricacciarli nella sfera del privato. Con la conseguenza che la vita pubblica è rimasta priva di valori e si è indebolita la loro presenza anche nella vita dei singoli e delle loro famiglie.
Ci spetta allora, tantopiù oggi, epoca in cui sono messi particolarmente in discussione, lavorare per un risorgimento di detti valori, nella consapevolezza che quel lavoro andrà comunque a beneficio dell’intera comunità, considerata l’universalità dei valori stessi.
Ciò significa, a mio avviso, dare all’azione politica un riferimento preciso ed un orizzonte dentro il quale muoversi con coerenza: rappresentando interessi veri e sani nella società italiana e pure collocati in un coerente orizzonte di valore, senza il quale essi non uniscono gli uomini, ma li dividono. L’orizzonte di valore che unisce è quello della persona umana ed il rispetto della sua dignità nelle varie comunità in cui la sua personalità si espande.
“Centro” significa proprio primato di quei valori sulle ideologie, non luogo del consociativismo, ma della proposta riformatrice, dentro il grande orizzonte ideale cui sopra accennavo.
Anche per questo, di fronte alle grandi sfide che interessano oggi l’Italia, dobbiamo stare uniti in vista del prossimo appuntamento elettorale. Sui temi della famiglia, del diritto alla vita, della bioetica – oggi così fortemente alla ribalta anche a seguito di proposte non sempre attente al vero bene della persona umana – ; sui temi della libertà di educazione, della solidarietà, di un’economia che sia anche sociale, ecc., sono molte le questioni che interpellano la coscienza di molti, cattolici e non.
E chiedono un impegno forte nella società e nella politica.
Cons. Pino Morandini
(Presidente provinciale U.D.C.)
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