giovedì 15 maggio 2008

SULL’ APPROVAZIONE DELLA RIFORMA I.T.E.A. E SUA TRASFORMAZIONE IN S.P.A.

28 ottobre 2005

SULL’ APPROVAZIONE DELLA RIFORMA I.T.E.A. E SUA TRASFORMAZIONE IN S.P.A.

Non vi era alcuna urgenza (ben altri sono i provvedimenti urgenti: si pensi al caro-prezzi, alle politiche del welfare, alla sanità, ecc.) né alcuna necessità (bastava ritoccare la l.p. 21/’92) per l’approvazione a tamburo battente della c.d. riforma dell’I.T.E.A..

Ed invece la maggioranza ha inteso premere l’acceleratore per avviare al più presto, non una rivisitazione della politica edilizia, ma la strutturazione di una finanziaria – per l’appunto I.T.E.A. S.p.A. – con lo scopo di trasferire alla citata s.p.a. i debiti di I.T.E.A. oggi in carico alla Provincia.

Lo ha fatto sollevando serie perplessità sia di forma che di sostanza.

Quanto alla prima, ha scelto di imboccare la strada di una legge dalle formulazioni assai generiche – financo vaghe a tratti – demandando illegittimamente al regolamento di esecuzione la disciplina di vari settori spettante invece al legislatore. In tal modo, non solo realizzando una delega impropria di funzioni dal legislativo all’esecutivo, ma privando pure il legislatore di poteri suoi propri, con il risultato di sminuire il ruolo consiliare, in particolare dei Consiglieri di minoranza, atteso che quelli di maggioranza sono comunque rappresentati nella Giunta, organo competente all’adozione del citato regolamento di esecuzione.

Quanto alla sostanza, il provvedimento approvato si rivela incapace di offrire garanzie di gestione trasferibili nel futuro, nonostante l’assicurazione, fornita dai proponenti, del carattere pubblico del relativo capitale. Infatti, quantunque il capitale possa essere pubblico, ciò non conferisce alla nuova s.p.a. la capacità di garantire la funzione politico-sociale che I.T.E.A. ha sempre svolto e dovrebbe mantenere. E’ noto, in proposito, che il diritto societario garantisce l’aspetto economico ovvero l’utile della società, per cui in futuro potrebbesi tranquillamente assistere ad una politica puramente economica da parte di I.T.E.A. s.p.a.. Con il risultato che molti inquilini rischieranno circa la loro permanenza in alloggi I.T.E.A., magari dopo averli abitati per anni legittimamente e con un comportamento civile ed onesto.

Trattasi, per la stragrande maggioranza, di lavoratori che fino al ’98 compreso, si sono visti trattenere alla fonte somme periodiche di denaro destinate alla costruzione di case GESCAL (case, quindi, costruite anche con i loro soldi), e che oggi si sentono violati nella loro stessa dignità: quella dei lavoratori che, attraverso il circuito virtuoso del risparmio, si sono giustamente emancipati da condizioni di povertà per conquistare, anche con l’aiuto dell’ente pubblico, una preziosa tranquillità abitativa. Né sarà possibile per gli inquilini, eccettuati gli alloggi già destinati “a riscatto”, procedere a “riscattare” altre abitazioni, divenendone proprietari, perché la scelta operata dalla riforma “de qua” è quella dell’alloggio in affitto.

Non considerando che quella scelta non pare contraddetta dall’individuazione di alcuni alloggi eventualmente “riscattabili”; e soprattutto che essa si sarebbe configurata come un importante calmiere in un mercato immobiliare spesso impazzito e certo non facilmente abbordabile.

Che la gestione I.T.E.A. fosse da rivedere, non è dubbio. Ma non in questo modo, bensì con una disciplina organica che, ricomprendendo anche l’edilizia agevolata – e riaprendone i termini anche per il 2005, considerato che molti hanno già stipulato il compromesso - ritoccasse la l.p. 21/’92, il cui impianto si rivela valido a tutt’oggi; come ha confermato l’ex Direttore generale I.T.E.A., dr. Paolo Cavagnoli: “ Di questo disegno di legge non riesco a cogliere le novità dal punto di vista sociale, anche perché le proposte fatte sono già tutte contenute nella legge che si vuole cambiare”.

In tal modo si cancellano ottant’anni di politica abitativa socialmente rilevante, che ha qualificato il Trentino rispetto al restante panorama nazionale.

Infatti, I.T.E.A. S.p.a. assomiglierà, per come la legge testé approvata l’ha concepita, più ad un” Cavallo di Troia” per entrare in speculazioni varie, che ad un Istituto deputato a gestire la politica edilizia pubblica della Provincia autonoma, titolare di un’autonomia finanziaria consistente.

Stupisce, conclusivamente, soprattutto il comportamento della c.d. Sinistra Riformista, che ancora una volta s’è lasciata sfuggire l’occasione per tutelare realmente fasce deboli della popolazione e per affrancarsi da una politica radical-chic che la pervade da tempo.

A meno che, come taluno arguiva, non preferisca continuare a garantirsi una certa fascia di poveri.

Linfa per la sua sopravvivenza?

Cons. Pino Morandini

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